Macroregione Adriatica: fenomenologia di un progetto
Presentata a Roma l’opera di Coordinamento Adriatico
(di Rosanna Turcinovich Giuricin)
Macroregione Adriatica nasce da spinte europee, figlia dei tempi moderni, innestandosi però sulla storia stessa del territorio sia nella sua eccezione giuridica che economico-culturale. A rilevarlo in una ponderosa opera di due tomi un gruppo di autori che fanno riferimento a Coordinamento Adriatico, associazione che con la rivista omonima festeggia quest’anno il ventennale dalla fondazione, diretta dal prof. Giuseppe de Vergottini. L’opera, fresca di stampa si deve all’editore Magna Carta di Verona, che l’ha voluta inserire in una delle sua prestigiose collane col titolo “Fenomenologia di una macro Regione: La questione giuliana dall’Età moderna alla Macro regione contemporanea”. I due volumi, mille cinquecento pagine, sono stati presentati a Roma, nella Sala Mercede della Camera dei Deputati. Moderatore dell’incontro, il Prof. Davide Rossi che ha porto il saluto ai numerosi ospiti e al pubblico giunto da tutta Italia, in rappresentanza dei comitati ANVGD e di varie associazioni, per partecipare all’evento. Sulle “premesse storico-giuridiche della Macro Regione”, argomento del cofanetto, due le valutazioni da fare: una intrinseca riguardante il significato del lavoro svolto, unico nel suo genere che diventa esso stesso materia di studio ed approfondimento da parte di specialisti, studiosi ed appassionati della materia. La seconda riflessione riguarda il ruolo dell’opera nel rapporto col territorio nazionale ed internazionale.
Riuscire ad interessare editori di ampie vedute e fama consolidata, sulle tematiche dell’Adriatico orientale, significa uscire dagli ambiti ristretti riservati agli addetti ai lavori, per raggiungere un vasto pubblico e misurarsi direttamente con la realtà. Magna Carta, attraverso le parole del suo Presidente, Stefano Casali si pone come obiettivo proprio di valorizzare un discorso multidisciplinare che analizza un’area europea giustamente definita “porta d’Oriente”. “Presenteremo il volume in tutte le terre venete” – rileva Casali -, proponendo un nuovo punto di partenza per le genti che si riconoscono in questo territorio. “Si tratta di un’opera di massimo livello e spessore su temi che ci permettono, questa la speranza, di migliorare. Un vanto per Magna Carta” – conclude. “C’è una finestra da aprire – sottolinea nel suo intervento l’on. Lucio Toth – su un mondo che la maggior parte degli italiani e degli europei non conoscono. E questa finestra si rivela all’occhio dello studioso e di chiunque abbia la vitale curiosità di conoscere come un’ampia e luminosa veranda spalancata sul mare, sul nostro mare di isole, di scogliere, di bianche città di pietra: eredità di millenni. Un’eredità trasmessa a popoli diversi, ma per tutti preziosa da custodire. Ed è proprio per questo che le nostre associazioni hanno cercato in questi anni di stabilire, a volte con fatica e sempre con pazienza, una rete di contatti non solo con le comunità italiane e i centri di ricerca dei connazionali in Croazia, Slovenia e Montenegro, ma anche con studiosi croati, sloveni, serbi, ungheresi, tedeschi, pronti ad esplorare tematiche storiche e culturali così affascinanti e tormentate, per trarne insegnamenti vitali per l’Europa di oggi e di domani”. A sottolineare l’importanza di un discorso affidato agli specialisti, anche Antonio Ballarin, Presidente dell’ANVGD che ha definito l’opera un libro corposo ma una “carezza per l’anima”. Dieci o venti anni fa – ribadisce Ballarin – si credeva che la nostra realtà di popolo sparso sarebbe scomparsa con i protagonisti dell’esodo. Scopriamo oggi una dimensione che pone le basi per una visione prospettica, non solo su ciò che è Stato ma anche per ciò che sarà. Per chi ha rapporti con l’altra sponda dell’Adriatico sa che c’è stato il tentativo di riscrivere la storia. Ora anche questo volume riporta alla ragione. Sempre più persone si occupano della nostra questione e questo è un piacere per noi che credevamo di essere soli”.
Tra i relatori anche il famoso esperto di geopolitica, Carlo Jean, con il compito di commentare l’opera che definisce, sin dalle prime battute “enciclopedica ed interdisciplinare perché coinvolge tutte le branche”. Si sofferma poi sul rapporto tra storia e percezioni. Spesso si considera la storia destinata a consumarsi diversamente dalla fissità della geografia, in effetti – ribadisce – “sono incredibilmente vicine. L’Adriatico bagna due sponde molto diverse, non banalmente per l’articolazione geografica che è reale ed evidente ma per l’influenza di Venezia determinante soprattutto sulla parte orientale.
Le ragioni di queste considerazioni, sono molteplici, tra tutte va sottolineata la possibilità di penetrazione nella massa continentale, fatto che non è Stato capito dopo la guerra per cui il confine è diventato di fatto una barriera più che un ponte. Oggi lo sforzo necessario è proprio nel superamento di questa radicata visione, per riconoscere, alla mobilità del confine, la sua forza vitale. Solo negli ultimi anni stiamo assistendo ad un crescente interesse dell’Italia di penetrazione economica in Croazia puntando proprio su quelle caratteristiche di complementarietà che dovrebbero essere valorizzate in materia di appalti, di genio civile ed altro ancora. Sono valori che possono scongiurare l’opposizione all’entrata della Croazia nell’Unione europea, sfatando luoghi comuni come crisi dell’euro come crisi dell’idea d’Europa. Riscoprire le radici profonde delle identità e delle percezioni fa in modo che le strutture economiche si adeguino a quelle sociali e storiche. Se si vuole uscire dalla crisi bisogna lavorare sulle imprese che stanno bene.
Questo volume, a parer mio, va fatto conoscere anche in Slovenia ed in Croazia perché lo spirito che lo anima è di collaborazione aperta ed innovativa”. Collaborazione che è preoccupazione di Giuseppe de Vergottini da vent’anni, più volte ribadita in articoli, interventi, convegni, progetti editoriali attraverso una maturazione ed una crescita imposte, se vogliamo, anche dai profondi cambiamenti geopolitici che hanno interessato quest’area. La domanda è quindi doverosa: cosa può significare oggi, per il mondo dell’esodo, l’allargamento dell’Unione europea alla Croazia? “Non si possono dimenticare i momenti difficili – afferma de Vergottini -. È giusto mantenere e rispettare la nostra identità e tutto ciò che contribuisce a valorizzarla. Il tutto visto però in positivo. Fondamentale allargarci ad altre tematiche oltre alla storia, ecco perché questo libro abbraccia diversi argomenti nei quali si può andare a pescare per conoscere, secondo i propri interessi, questa realtà da diversi aspetti. Se ci parliamo tra di noi, in ambienti ristretti, ci comprendiamo, ci capiamo ed è relativamente facile, la sfida dunque consiste nell’osare a ragionarne laddove le cose non si conoscono o, peggio ancora, dove ci siano sacche di ostilità. L’abbiamo fatto con l’opera sulla Toponomastica, di grande rilievo e rigore scientifico.
Chi esplora una carta geografica diventa esperto di storia e non soltanto. Si tratta di strumenti di lavoro per chi vuole andare avanti”. A dieci anni dal primo Giorno del Ricordo, si avverte il ruolo di una legge che ha permesso di portare alla luce la dimensione di un popolo che vuole ricompattarsi per poter immaginare il futuro, scegliendo la strada più congeniale, quella dello studio, della conoscenza, delle proposte ad alto livello che assegnano grande dignità all’impegno intellettuale di chi crede alla forza della qualità e della ragione.