La Riforma e la Controriforma
La Riforma protestante
Dallo spazio germanico il vento della riforma luterana interessò anche la penisola istriana. Le nuove idee si propagarono soprattutto grazie ai commerci esistenti con le regioni tedesche e arciducali. Nelle aree settentrionali e occidentali della penisola (in primo luogo Capodistria e Muggia) i mercanti affluivano in gran numero; questi acquistavano sale, pesce, spezie, seta e oggetti di lusso che Venezia trasportava dall’Oriente, al tempo stesso vendevano i loro prodotti (ferro battuto, cereali, legno, pelle). Accanto al regolare scambio, questi commercianti erano attivi anche nella divulgazione della nuova fede, trasportando segretamente i libri che contenevano il messaggio di Lutero.
Nella contea di Pisino, i primi ad abbracciare i nuovi dogmi furono i nobili, perché erano attratti dall’idea di impossessarsi delle vaste proprietà ecclesiastiche, seguirono i contadini che accettarono la nuova religione e il basso clero, perché avrebbe potuto passare dal concubinato al matrimonio e liberarsi dalla subordinazione vescovile. La riforma protestante ebbe un notevole successo in Istria, tant’è che nel 1534 il nunzio Aleandro Girolamo riferì che a Pirano la stragrande maggioranza dei suoi abitanti era luterana. La città di Capodistria accolse le nuove idee tra il 1520 ed il 1560 in quanto i suoi abitanti erano stanchi delle imposizioni materiali e morali della classe dominante. Il vescovo capodistriano Pier Paolo Vergerio il Giovane venne accusato di eresia e dovette esiliare in Germania. In realtà questi era intenzionato a introdurre esclusivamente una serie di cambiamenti all’interno della Chiesa e ciò fu visto alla stregua di un’operazione pericolosa. Secondo molti storici, la penetrazione delle idee protestanti ebbe successo e si propagò in breve tempo anche grazie al vescovo di Trieste Pietro Bonomo. Questi, infatti, non aveva attaccato o ostacolato in alcun modo la corrente luterana, anzi fu attratto dal pensiero di Martin Lutero; Primož Trubar, proprio a Trieste, conobbe le Istitutiones religionis cristianae di Calvino, che contribuirono non poco all’elaborazione del pensiero del protestante carniolano.
L’Istria nei suoi due millenni di storia di Bernardo Benussi
L’invenzione della stampa fu imprescindibile; scrittori, filosofi e intellettuali ebbero modo di stampare le loro opere in centinaia di copie e la distribuzione toccava buona parte d’Europa. Le nuove idee varcarono i confini, raggiungendo terre lontane. Le opere edite erano nella stragrande maggioranza dei casi di natura religiosa: abbecedari, Vangeli, spiegazione dei Vangeli, prediche, catechismi, professioni di fede, ordinamenti di chiese, ecc. In molti casi passavano alle stampe libri in lingua volgare, tradotti dal latino o dal tedesco. Si coronava così il desiderio di tradurre i testi sacri nelle svariate lingue, facilitando il popolo nella comprensione del contenuto. Dopo aver diffuso il nuovo messaggio in Germania, i libri varcavano le Alpi e grazie all’attività dei mercanti arrivavano in Italia e nei territori della corona asburgica. Prima di attivare la Santa Inquisizione, Venezia fu alquanto tollerante e non avversò le idee religiose alternative.
Nella città lagunare venivano stampati i libri protestanti sia in lingua originale sia in traduzione italiana. Anche se gli iniziatori della Riforma in Istria dovettero prendere la strada dell’esilio a causa dell’Inquisizione, continuarono i loro progetti dall’estero. Grazie ai finanziamenti dei principi-mecenati tedeschi, Pier Paolo Vergerio e Primož Trubar avviarono la traduzione dei testi religiosi nelle lingue slave in caratteri glagolitici e cirillici (il progetto del capodistriano era la penetrazione e la diffusione di testi religiosi in lingua volgare nelle regioni balcaniche soggette all’Impero ottomano).
I due trovarono un ottimo collaboratore, Stefano Console, che si mise in contatto con altri pensatori della contea di Pisino ovvero: Francesco Clai, Giovanni Fabianich, Giovanni Lamella, Giorgio Sfecich e Mattia Živčić. Un aiuto non indifferente venne fornito pure da collaboratori laici, come ad esempio i signori feudali Francesco Barbo e Giuseppe Nicolich che smerciavano dalla Germania i libri tradotti in lingua slovena. Da Albona la letteratura luterana fu propagata anche in Dalmazia, grazie all’attività di Baldo Lupetino e Stefano Console.
Sebbene Vergerio lavorasse assiduamente affinché i testi religiosi in volgare entrassero nelle regioni balcaniche controllate dalla Sublime Porta gli sforzi furono inutili. Dopo la morte del capodistriano e del conte Ungnad naufragarono i progetti di traduzione dei libri tedeschi destinati agli slavi meridionali. Console dovette fermarsi per mancanza di finanziamenti e anche i suoi collaboratori dovettero arenarsi, poiché il duca Cristoforo di Württemberg tagliò i fondi e sospese qualsiasi stampa in attesa di tempi migliori.
La Controriforma
Fin dalle prime manifestazioni del protestantesimo, alcuni ecclesiastici avanzarono la proposta di avviare una riforma all’interno della Chiesa, caldeggiata anche dal cardinale veneziano Gasparo Contarini. Con la lettera papale del 27 marzo 1558, papa Paolo IV inviò Annibale Grisonio in Friuli, in Istria e in Dalmazia in qualità di visitatore e commissario apostolico. Il suo compito era di ‘purificare’ le anime nelle varie cittadine dell’Istria. Nel febbraio del 1549 si recò a Pirano per raccogliere testimonianze su quella che fu definita la ‘comunità piranese’, della quale facevano parte i seguaci di Pier Paolo Vergerio. In questa cittadina cadde in disgrazia il celebre medico, umanista e letterato Giovanni Battista Goineo. Il 5 luglio 1550, in seguito al processo condotto contro di lui, fu bandito da tutti i territori della Serenissima. Dovette esiliare e vagare per l’Europa, dopo un lungo viaggio attraverso la Carniola, il Norico, la Rezia e il Belgio, arrivò in Germania, dove si spense nel 1578. Seppure il governo marciano fosse decisamente tollerante in materia religiosa, alla fine dovette accettare l’ingresso del Santo Ufficio. La Santa Inquisizione portò il terrore in molte cittadine dell’Istria, giacché erano sufficienti pochi indizi – e spesso infondati – per sottoporre un individuo a un pesante processo. Gli inquisitori per l’Istria si stabilirono prima a Capodistria, mentre dal 1582 l’Ufficio fissò la sua sede a Isola, poiché dal 1570 nel capoluogo dell’Istria veneziana la dottrina cattolica era stata ripristinata. Nel 1541 Jacopo Curzola di Cherso denunciò Baldo Lupetino davanti all’Inquisizione con l’accusa predicasse nella sua cattedrale di Albona con vero scandalo dei fedeli. Per Curzola, Lupetino avrebbe negato il libero arbitrio e sostenuto che il Signore avesse predestinato gli uomini quali al paradiso e quali all’inferno, dal momento che a suo avviso non sarebbe esistito il purgatorio. Lupetino fu arrestato, condannato al carcere a vita e al pagamento di una pena di 100 ducati. Il 27 ottobre 1547 le sorti si capovolsero e il tribunale dell’Inquisizione emanò la seguente sentenza: “Sia condotto in fra le colonne in piazza di San Marco et ivi sia decapitato talmente che mora, et suo corpo in quel medesimo loco sia abbrucciato et poi le ceneri gittate in mare ad honor et gloria di Jesu Christi”.
Nonostante il Santo Ufficio fosse una macchina di repressione efficientissima contro qualsiasi eresia, le nuove idee religiose riuscirono egualmente a penetrare nel Patriarcato di Aquileia e nei territori veneti dell’Istria, anche perché la tolleranza religiosa esistente entro i confini della Serenissima era maggiore rispetto allo Stato della Chiesa.
A cura di Kristjan Knez