Pier Paolo Vergerio il Vecchio nacque a Capodistria il 23 luglio del 1370 da Vergerio di Giovanni de’ Vergeri, notaio, e da Ysabeta degli Azoni. I genitori furono capodistriani, non nobili, ma di agiata condizione. Durante la guerra di Chioggia (1378-81), con l’occupazione genovese di Capodistria, i Vergerio fuggirono ricevendo ospitalità in Cividale del Friuli. Al rientro in patria (1382) la famiglia trovò le sue proprietà devastate.

Umanista e pedagogista, dopo gli studi di grammatica nello Studio patavino, fu lettore di dialettica a Firenze, di logica a Bologna e poi, dopo una parentesi padovana, di nuovo a Firenze dove imparò il greco da Emanuele Crisolora. Ma l’epidemia di peste scatenatasi a Firenze lo costrinse a rifugiarsi ancora una volta a Padova dove ottenne alcuni dottorati, fra cui il dottorato in medicina e in utroque.

Nel 1405 si recò presso la corte di Papa Innocenzo VII a Roma, dove scrisse la Poetica enarratio e le Quaestiones de Ecclesiae potestate, sulla grave crisi che stavano attraversando Chiesa e Papato. Fra il 1414 e il 1418 accompagnò il cardinale Bartolomeo al Concilio di Costanza, dove svolse sottile opera diplomatica accattivandosi la stima dell’imperatore Sigismondo, che poi seguì in Boemia e Ungheria. Lì  visse per ben ventisei anni, fino alla morte.

Ultimo suo lavoro umanistico fu la traduzione latina di Arriano, commissionatagli da Sigismondo e risalente agli anni 1433-37. Morì a Budapest l’8 luglio 1444.