Antonio Mirković: “Non vogliamo pane bianco! Vogliamo pane nero!”
Economie del dopoguerra
Noi a Pola gridavamo: ‘Non vogliamo pane bianco! Vogliamo pane nero!’ Qua c’era il pane bianco, lo avevano portato gli americani, gli inglesi fin che c’erano, poco fuori c’era il pane nero, allora nelle dimostrazioni popolari pro-Jugoslavia si gridava ‘Volemo pan nero!’ Perché loro parlavano male di tutto, erano contro i pacchi UNRRA, prendevano questi pacchi, li aprivano e criticavano: ‘Cossa xe qua? Guarda che roba! Guarda il capitalismo come spreca!’ Pensavano fossero tovaglioli o fazzoletti, invece era carta igienica… perché in Istria si faceva con le foglie, o con la carta di giornale, chi l’aveva. […] Questi pacchi UNRRA, erano pacchi di carta, così… però li dovevi comprare, ed erano arrivati gratis. C’erano pacchi numero 1, 2, 3, 4, probabilmente in origine erano porzioni per militari, tipo razioni per un giorno. Nel numero 1 c’era da mangiare ma era il più scarso, il 2 era migliore e il 4 era il migliore di tutti, perché c’era roba migliore e perché c’erano le sigarette dentro, che noi vendevamo al contrabbando. L’ufficiale aveva il 4 che era il più ricco. Però si dovevano comprare e non vendevano a tutti… credo si prendesse come un buono per poterlo comprare, non si poteva comprare quello che si voleva. A Pola nella Zona A c’erano le amlire, contemporaneamente, nella Zona B, c’erano le jugolire. Noi compravamo, tiravamo fuori le sigarette, andavamo in stazione, dove venivano le… noi dicevamo le bumbare: veniva gente da Dignano ma forse anche da altre parti, venivano in stazione e compravano le sigarette con jugolire, dopo cambiavamo, prendevamo soldi e così potevamo prendere un altro pacco. Era tutto un traffico, non si doveva fare, ma lo stesso si faceva, così mangiavamo gratis.