Nelida Milani: “La rottura è stata generazionale…”
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[…] Io ho perso il nostro drappello baraccher. Posso dire che è un dolore che ancora adesso mi fa piangere, ma sarà per veciaia… un dolore immenso è perdere le proprie coetanee nell’adolescenza. Io non lo auguro a nessuno! Io ho perso il nostro drappello baraccher,perché le amicizie erano della classe, del vicinato e del rione forse ancora più strette sino a diventare viscerali. Quella fu una grandissima lacerazione perché attraversi la vita e tocchi con mano le diverse forme dell’amicizia, però pure, pulite, indelebili rimangono quelle di scuola e del vicinato. Cosicché andare in pensione… Ecco questo ambisco a dirti: io ho finito come professore ordinario e sarebbe stata una cosa naturale nella terza età, da pensionata, di ricercare l’amicizia di persone che hanno lavorato con me una vita, prima nel ginnasio croato per 17 anni e poi in facoltà, amicizie con colleghe, più larghe, più strette. Invece no, Gloria! Son proprio tornata indietro con una ricerca affannosa di ricreare un nucleo antico! A me tutto il ciclo vitale ha portato soltanto ad essere di nuovo baracchera e proletaria.
[Da G. Nemec, Nascita di una minoranza. Istria 1947-1965: storia e memoria degli italiani rimasti nell’area istro-quarnerina, Unione Italiana Fiume – Università Popolare Trieste – Università degli studi Trieste, Centro di ricerche storiche Rovigno, ETNIA vol. XIV, 2012.]