E la popolazione dell’Istria? È italiana. Il fatto di alcune tribù di Slavi, sparse per la campagna, come lo sono pure in alcune parti del Friuli, specialmente nella parte superiore della valle del Natisone e come troviamo Teutonici nel Veneto, Francesi nel Piemonte e Albanesi su quel di Napoli ed in particolar modo nelle Calabrie, toglie forse all’Istria di vantare la patria italiana nei riguardi etnografici? No certamente, e tanto più quando si vedrà come vennero, come stanno e che fanno i pochi Slavi delle parti montane in mezzo a questa piccola ma animosa popolazione italica, le cui origini rimontano alla più lontana antichità.

Questa piccola ma animosa popolazione italica, che rinvigorita dall’elemento latino e dal veneto, tenne l’Istria da sola sino al secolo IX (come lo attesta il famoso placito dell’804 nel codice Trevisan) e quasi da sola sino oltre alla metà del XV, serbò sempre incorrotto attraverso ogni vicenda il suo carattere nazionale, sì ch’è tutta una sola famiglia dalle stesse sembianze e dallo stesso spirito, quando invece gli Slavi, che le furono importati in epoche diverse dalle signorie feudali, e, pur troppo, anche dalla veneta Repubblica, allo scopo di ripopolare le sue terre più interne disertate dalle pesti (i deserta loca nei documenti), sono di dieci e più schiatte, diverse tanto e fra di loro e dalle finitime d’oltremonte che le une colle altre non s’intendono nè coll’animo, nè col linguaggio, e si trovano consociate soltanto nel desiderio più volte espresso, di possedere esse pure e scuole italiane e italiani commeri e italiano avvenire.

E non basta ancora, chè mentre quei villici sorvenuti altro non sanno mostrare che le loro marre a chi della vita loro li ricerca, gl’Italiani possono additare con orgoglio i loro municipi, ricchi d’insigni memorie dai tempi di Roma ai giorni nostri, e i loro statuti, fra i primi d’Italia, come anche il Balbo lo scrisse, e una storia tutta fusa nella nostra, e stupendi monumenti dell’arte pagana e cristiana dell’anfiteatro di Pola alla cattedrale di Parenzo, e istituti civili di ogni maniera, e celebrate opere di illustri loro ingegni negli annali delle scienze, delle lettere e delle arti, e dovizia di tradizioni, di leggende, di canti popolari, di proverbi, che ne ritraggono la vita, conscia d’un passato glorioso da onorare e bramosa di future sorti, che vi consuonino da meritarsi.

[Cenni geografico-etnografico-geologici sopra l’Istria di Domenico Lovisato, Sassari 1883, pp. 17-18]