La città di Capodistria, presso la Chiesa dei Serviti, conservava uno stendardo ottomano, che non è giunto a noi, a differenza della bandiera (la tradizione ricorda il nome “Liona con mazza”, sebbene il leone alato impugni la croce) presente sull’omonima galea capodistriana al comando di Domenico del Tacco, che tuttora si conserva nel Museo regionale della città. Secondo gli scritti storici più antichi (Nicolò Manzuoli nella Nova descrittione della provincia dell’Istria (Venezia 1611) riportò: “essendo Sopracomito di una nostra Galera, nel corno sinistro mostrò gran valore, & trionfante carico di spoglie nemiche entrò nel porto di Corfù, doue Glorioso finì i suoi giorni”), sappiamo che Capodistria possedeva numerosi altri trofei di guerra, trasportati in patria all’indomani del cruento scontro navale con la Sublime Porta. Il fanale dorato catturato al nemico fu sistemato nel vestibolo di Palazzo Tacco. I parenti decaduti dell’ultimo conte, Giuseppe Tacco, in circostanza che ignoriamo, vendettero il prezioso cimelio allo studioso e collezionista triestino Giuseppe Caprin e attualmente si conserva nei Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste. L’oggetto lasciò Capodistria probabilmente nell’ultimo decennio del XIX secolo, poiché ancora nella seconda edizione della Biografia degli uomini distinti dell’Istria di Pietro Stancovich (1888), il curatore, Anteo Gravisi, in una nota osservava che a Palazzo Tacco si trovava il fanale turco catturato a Lepanto.