[…] L’esposizione è racchiusa nel recinto del Brolo e in quello dei due conventi di frati francescani e di monache di Santa Chiara, aboliti all’epoca napoleonica. Nessuno avrebbe immaginato che con mezzi limitati e in breve tempo gli istriani sarebbero riusciti a fare tanto e tanto bene. Ancora una volta si vide ciò che può una popolazione operosa, quando vuole tenere alto il suo nome e la sua origine. La porta del recinto è bella e nobilissima. E l’arco trionfale romano, quale si trasmutò nella fantasia degli architetti veneti, è perciò del tutto conforme al carattere della città. Sei nobili colonne corinzie portano la trabeazione che sovrasta all’arcata maggiore e alle due minori. Lo stemma dell’Istria con la capra rupestre sta sulla fronte dell’arco; una leggiadra decorazione cinquecentesca di acanti, di viticci, di ghirlande allarga le sue volute sulla candida mole. Nella doppia attica della trabeazione la scultorea fiera campeggia nel cielo; il classico Leone, che, malgrado tutto, sembra proteggere qui uomini e cose, scolpito negli edifizi, sventolante negli antichi orifiammi. La piazzetta del Brolo si presenta rallegrata dai grandi ombrelloni multicolori che riparano le tavole e le poltroncine, e che mettono delle belle macchie chiassose nella vivacità dell’ambiente, coi suoi due bei pozzi quattrocenteschi e coi padiglioni differenti di fattura e di stile. A destra, presso un viale definito da cedri, prospetta la mostra marittima con un cornicione di stuccatura da cui i delfini paiono slanciarsi a mare, e con le meduse dalle forme ambigue. […]

Willy Dias

[“Ars et Labor. Musica e musicisti”, a. 65, n. 7, Milano 1910, pp. 495-496]