Le saline dell’Istria sono famose sovra tutte l’altre dell’Italia, dalle quali si cava una gran copia di sale con utile grandissimo dei luoghi, e dei padroni di esse. Le principali sono quelle di Capo d’Istria, e Pirano. A Capo d’Istria li cavedini al numero di tremille, sono intorno una parte della Città a Levante, e mezzogiorno; suol ogni cavedino far moggia quattro di sale. Un moggio consta di staja dodici. La serenissima repubblica di Venezia, ne ha la decima, e la si paga al moggio. Nel resto concede libertà di vender a chi gli piace per terra non per acqua, essendo rigorosissime pene a chi per mare ne porta fuori; ed essendo al presente da quei di Trieste moltiplicate le saline, i cittadini di Capo d’Istria con difficoltà esitano i loro sali. A Trieste oltre le antiche saline più volte rovinate da Veneziani, già da un tempo in qua ne hanno fatto molte altre disfacendo i campi e prati ch’erano quivi vicini al mare, e col terreno portato alle rive hanno ampliato il sito, e ridotto i terreni a bellissime saline. Questi lo vendono ai Tedeschi, i quali per avanti venivano a provvedersi a Muja, e a Capo d’Istria, Muja ha antiche saline, e già tempo ne faceva sali il doppio di Trieste. Dà l’ottava parte alla Comunità, il resto vien venduto per terra a forastieri per Germania ed Ongaria. […]
Pirano supera tutti li altri luoghi nella quantità delle saline, e sali, dandovi la comodità la valle di Sizziole, e il golfo del Largon, e queste saline portano una gran ricchezza a quella comunità, e a contadini. Danno i loro sali alla serenissima repubblica di Venezia, così convenuti nel prezzo di lire dieciotto il maggio, qual è di stara tredici, uno staro aggiunto per le male spese, e cali. Qui sono grandissimi magazzeni pubblici, ove lo ripongono. Hanno i suoi ministri che lo ricevono, e a suoi tempi lo conducono a Venezia per transmetterlo alle Città e luoghi di terra ferma. Fa un provveditor sopra il sale il Senato, essendo questo il primo, e singolarissimo utile che la Repubblica cavi dall’Istria, poichè essa a Piranesi lo paga lire dieciotto il moggio, e lo vende ducati trentasei, onde sottratte tutte le spese di condotte, provveditori, ministri, fabbriche, si crede cavi ducati trentadue per ogni moggio. […]
Libro primo, Capitolo XLIII. Saline delle Provincia. [pp. 129-130]