Storia e caratteristiche

L’Associazione Dalmati Italiani nel Mondo – Libero Comune di Zara in Esilio, in sigla ADIM-LCZE è stata fondata nel 1963. Persegue fini ed attività culturali per far conoscere la tipicità della terra dalmata, terra multietnica, in cui la cultura e l’ingegno italiani hanno segnato secoli di storia. Il periodico IL DALMATA è l’organo ufficiale dell’ADIM-LCZE. Il giornale viene inviato ad oltre tremila indirizzi e riunisce la Comunità Dalmata in esilio sparsa in Italia e nel mondo ildalmataperiodico1@gmail.com. Il sito dell’Associazione dalmatitaliani.org contiene l’archivio completo de IL DALMATA, implementa social network e mette in evidenza varie attività dei Dalmati. 

E’ il primo Comune a costituirsi, nasce da un’intuizione di Nerino Rismondo, il popolare “rime” zaratino, di riunire gli abitanti della città di Zara in un ideale “Libero comune in esilio”, che pur nella sua forma associativa potesse ripetere gli ordinamenti, i nomi ed i simboli dell’istituzione che presiede alla vita di ogni città. Queste le premesse che determinarono la nascita del Libero comune di Zara in Esilio, che i dalmati fondarono a Venezia nel 1963 durante il X raduno nazionale: primo sindaco Guido Calbiani. Dal 2000 assumerà il nuovo nome di Associazione “Dalmati italiani nel Mondo”. 

A susseguirsi alla carica di presidente ( sindaco) del libero Comune ASIM- LCzE dal 1963 ad oggi sono stati: Guido Calbiani (1963-1975), Nerino Rismondo “Rime” (1975-1976), Giuseppe Ziliotto (1976-1981), Nerino Rismondo “Rime” (1981-1984), Franco Luxardo (1984-1986, Vice Sindaco reggente), Ottavio Missoni (1986-2006), Franco Luxardo (2006-2021), Antonio (Toni) Concina (2021, in carica).

L’associazione partecipa alle attività della Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati con sede a Trieste che riunisce e rappresenta le associazioni storiche dell’esilio giuliano-dalmata impegnate a discutere con i rappresentanti del governo problematiche come cittadinanza, previdenza ed assistenza, gli errori sui documenti anagrafici degli esuli, ma anche e soprattutto il nodo di un equo indennizzo per i beni abbandonati e la restituzione dei beni italiani nazionalizzati che fossero ancora nella disponibilità dei governi di Croazia e di Slovenia.

Per i Dalmati è fondamentale il riconoscimento del loro particolare percorso storico, diverso da quello di Fiumani e Istriani. E’ giusto ricordare che il nazionalismo slavo nei Balcani ha radici lontane, costrinse gli italiani di Dalmazia a lasciare la loro terra già nella seconda metà del 1800, quando con le Venezie Tridentina e Giulia la Dalmazia faceva parte dell’Impero austro ungarico. Continui atti non cruenti d’intolleranza contro gli italiani e le loro attività anche economiche ebbero inizio dal 1848 e si accentuarono ancor più dopo la sconfitta italiana nella battaglia di Lissa del 1866 che li costrinse ad un lento, continuo e strisciante esodo dopo aver assistito, impossibilitati a reagire, alla chiusura di scuole ed istituzioni italiane da parte del governo di Vienna allora impegnato a favorire lo sviluppo dell’etnia croata. L’esodo dalla Dalmazia assunse proporzioni ancora più importanti dopo la fine della prima guerra mondiale e la firma nel 1920 del Trattato di Rapallo che in Dalmazia decretò l’annessione all’Italia della sola città di Zara e dell’Isola di Lagosta. L’esodo degli italiani di Dalmazia infine si è tragicamente concluso durante e dopo il secondo conflitto mondiale con le persecuzioni e le foibe. La città di Zara nel 1943-1944 subì 54 bombardamenti anglo americani che ne distrussero l’85% del tessuto urbano, dei poco più dei ventimila abitanti residenti prima della guerra ne fuggirono quasi quindicimila, circa 2.000 furono i morti. Alla memoria dei suoi caduti, come riconoscimento per il suo martirio, a perenne ricordo di una città che continua ad esistere solo nell’amore e nel ricordo dei suoi cittadini, chiede che al suo gonfalone sia solennemente appuntata la Medaglia d’Oro al Valor Militare, concessa dal presidente Ciampi il 21 settembre 2001 e mai consegnata.

Dal primo Raduno di Venezia del 1953, tenutosi a Palazzo Ducale, i Dalmati si ritrovano ogni anno in diverse città d’Italia per un Raduno Nazionale cui partecipano alcune centinaia di esuli dalmati residenti in Italia ed all’estero. Nel 2022 la manifestazione è giunta alla sua 68° edizione. L’ Associazione persegue fini ed attività culturali tendenti a far conoscere la tipicità della terra dalmata, terra multietnica in cui la cultura e l’ingegno italiani hanno segnato secoli di storia.

Attività 

Dal 1963 l’associazione organizza ogni anno in diverse città d’Italia un raduno nazionale cui partecipano alcune centinaia di esuli dalmati residenti in Italia ed all’estero. Nel 2013 la manifestazione è giunta alla sua 60° edizione, con un programma che negli ultimi anni è stato arricchito dall’Incontro con la Cultura Dalmata con la presentazione di libri ed autori che raccontano la meravigliosa terra dalmata.

E’ stato il “Premio Niccolò Tommaseo”, assegnato a personaggi eccellenti dell’arte e della cultura, ad imprimere ai raduni un’importante accelerazione. Ha portato ai raduni nomi importanti di Dalmati o amici dei Dalmati, fra cui lo scrittore Enzo Bettiza, per la politica Carlo Giovanardi e Gianfranco Fini; Marco Nobili e Marcello Apicella, già Consoli d’Italia a Spalato, Tullio Kezich, critico cinematografico, il saggista Claudio Magris con ascendenti dalmate, il vignettista Giorgio Forattini e l’industriale Guido Barilla. Nel 2009 a Trieste ha ricevuto il premio Staffan de’ Mistura, dalmata di Sebenico, nel 2010 ad Orvieto è stato premiato il giornalista Paolo Mieli del Corriere della Sera e poi lo stesso Ottavio Missoni, alla carriera, nel 2013 il prof. Ulderico Bernardi. seguito da Simone Cristicchi (2014), Giampaolo Pansa, Carlo Nordio, Caterina Spezzano (2021) e tanti altri.

Ai raduni, è diventata tradizione la partecipazione dei rappresentanti delle Comunità Italiane di Zara, Spalato, Lesina, che aderiscono all’Unione Italiana, dalla sede di Cattaro intervengono gli amici che rappresentano la minoranza italiana in Montenegro.