L’I.R.C.I., Istituto Regionale per la Cultura Istriano-Fiumano-Dalmata, è un’associazione privata costituita per legge della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia nel 1983. Sono soci fondatori: il Comune di Trieste, quello di Muggia, l’Università Popolare di Trieste, l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, l’Associazione delle Comunità istriane. Hanno aderito: la Provincia di Trieste, l’Università degli Studi di Trieste, l’Unione degli istriani, l’Associazione Giuliani nel mondo, il Circolo di cultura istro-veneta “Istria”, la società istriana di Archeologia e storia Patria, la Deputazione di storia Patria della Venezia Giulia, la Società di studi fiumani, il Centro di cultura Giuliano Dalmata e la società Dalmata di storia Patria di Venezia. Primo Presidente fu Arturo Vigini, seguito da Silvio Delbello, Lucio Delcaro, Chiara Vigini. Attuale presidente è Franco Degrassi, affiancato dal direttore Piero Delbello.

Attività

L’I.R.C.I. si dedica alla pubblicazione di testi riguardanti l’area istriana-fiumana- dalmata e al continuo e puntiglioso recupero di materiali legati alle tradizioni ed alla civiltà di questo territorio, con un particolare interesse per il drammatico momento dell’Esodo. Si occupa dell’informatizzazione della Biblioteca (con data-base consultabile sia in sede che tramite internet) e delle immagini dei propri archivi, nonché della rivista TEMPi & CULTURA, fruibile anche sul web. Provvede, inoltre, alla gestione della sede di Via Torino a Trieste, che comprende il museo, la biblioteca, la sala convegni e proiezioni, la sala multimediale e di lettura, la direzione e gli uffici.

L’I.R.C.I. ha il compito di riscoprire, conservare, elaborare e diffondere ogni tratto della cultura istriana-fiumana-dalmata. L’istituzionalizzazione e l’operatività dell’I.R.C.I. nascono nel 1988, quando si salvarono le masserizie degli esuli giuliano-dalmati, recuperando gli effetti personali, i mobili, gli attrezzi di casa e di lavoro che essi portarono con sé dopo la seconda Guerra Mondiale. Questi oggetti, rimasti depositati per 40 anni nel porto di Trieste, rischiarono la distruzione ma, su intervento della Federazione degli Esuli, furono donati dalla Prefettura di Trieste appunto all’I.R.C.I. che da allora ha recuperato e prodotto cultura. Dalla ricerca al libro, dal convegno alla mostra, oltre 300 iniziative si sono susseguite a partire dal 1991, data di pubblicazione del primo volume d’istituto, “Il repertorio etno musicale istro-veneto” frutto di una ricerca promossa dallo stesso I.R.C.I.. L’ingresso nel nuovo millennio avviene con un ulteriore volume “Epurazione di frontiera”, settantacinquesimo titolo della produzione I.R.C.I., seguito a breve da “Dagli Asburgo a Mussolini. Venezia Giulia (1818 – 1922)”.

La biblioteca dell’I.R.C.I. raccoglie volumi dei più vari temi e si pone, con gli oltre 10.000 titoli, all’avanguardia per qualunque tipo di ricerca e consultazione. Essa presenta dei fondi ad personam che provengono da lasciti, donazioni o acquisizioni e che rimangono intitolati ai benefattori.
Si possono considerare di particolare interesse il nucleo di opere del Tommaseo, il corpus dannunziano, la produzione completa dello storico Giovanni Quarantotti e, soprattutto, quella del figlio, lo scrittore Pierantonio Quarantotti Gambini. Con le ulteriori acquisizioni dei fondi bibliotecari donati da Maria Laura Iona (Fondo Depiera/Iona) e da Stelvio Polita la biblioteca d’istituto ha acquisito una dimensione di interesse nazionale.

L’I.R.C.I., dal 1991 ad oggi, ha realizzato vari corsi di aggiornamento per insegnanti sia a Trieste che in altre città, convegni su personaggi celebri ed eventi particolarmente significativi, nonché mostre su diverse tematiche riguardanti l’Istria, Fiume e la Dalmazia. Ha pubblicato ben settantacinque titoli su Istria, Dalmazia, esodo ed altri argomenti del genere, scritti da studiosi, ricercatori ed appassionati, ha organizzato oltre un centinaio di conferenze alle quali hanno partecipato, in veste di oratori, illustri personalità del mondo accademico e intellettuali di chiara fama.

Nella sede di Via Torino opera il Civico Museo della Civiltà Istriana, Fiumana e Dalmata,  inaugurato il 27 giugno 2015, istituzione promossa congiuntamente dall’Istituto Regionale per la Cultura Istriana, Fiumana e Dalmata (IRCI), e dal Comune di Trieste, a cura dei Civici Musei di Storia ed Arte.

Collezione di opere d’arte provenienti dall’Istria- Museo Sartorio

Con lo stesso biglietto d’ingresso del Civico Museo della civiltà istriana, fiumana e dalmata si può raggiungere il vicino Museo Sartorio e vedere una preziosa collezione di opere d’arte provenienti dall’Istria che include opere di grandi maestri dell’arte veneta dal Trecento al Settecento come Paolo Veneziano, Alvise Vivarini, Vittore e Benedetto Carpaccio, Giambattista Tiepolo, ecc.

Magazzino 18 – Magazzino 26

Verso la fine degli anni Ottanta, nel Porto di Trieste, due magazzini dell’antico porto austroungarico dovettero essere demoliti; il magazzino 21 ed il 22, entrambi edifici affacciati sul mare. Al loro interno erano state raccolte, negli anni, le masserizie degli esuli istriani depositate a Trieste e raccolte anche dai circa 120 campi profughi presenti in tutta Italia. Centinaia di elementi d’arredo ed effetti personali furono lasciati nei depositi. Quando si arrivò al punto di dover demolire i sopracitati magazzini, questi ultimi furono rinvenuti ancora colmi di mobilio ed oggetti appartenuti agli esuli e, così, iniziò il dibattito su cosa fare delle masserizie raccolte al loro interno.  Nel 1987, in seguito al grande raduno che gli esuli istriani organizzarono a Grado, in occasione del quarantennnale dell’esodo fatto iniziare simbolicamente nel 1947, le associazioni degli esuli chiesero allo Stato di conservare e tutelare il  contenuto dei magazzini. Allora la Prefettura, attraverso un atto, individuò nel neonato IRCI, Istituto Regionale per la Cultura Istriana Fiumana e Dalmata, l’istituzione idonea alla quale donare le masserizie affinché potesse trarne tutti gli elementi per testimoniare la sua triste storia. Di conseguenza, l’IRCI divenne la “proprietaria” delle masserizie. Successivamente, queste ultime, dovettero essere obbligatoriamente spostate altrove e si decise di trasferirle al “Magazzino 26”, luogo ritenuto il più idoneo dall’allora Vicedirettore dell’Ente. Molti beni andarono persi in seguito allo scoppio di un incendio. Verso la fine degli anni ’90 tutte le masserizie furono nuovamente trasferite al vicino “Magazzino 18” e li vi rimasero per molti anni. Nel 2013, il cantautore romano Simone Cristicchi, assieme al giornalista Jan Bernas, autore del libro “Ci chiamavano fascisti, eravamo Italiani”, mise in scena la rappresentazione teatrale denominata proprio “Magazzino 18”, portando alla luce davanti a 60 milioni di italiani le vicende dell’esodo giuliano, fiumano, istriano e dalmata; vicende fino ad allora sconosciute ai più. Da quel momento, la storia del popolo istriano divenne oggetto di grande interesse da parte di molti e fu così che iniziarono a pervenire all’IRCI numerose richieste di accesso al Magazzino 18 per poter osservare dal vivo le masserizie.

Oggi le masserizie giunte fino ai giorni nostri sono state raccolte e sistemate  nuovamente all’interno del “Magazzino 26”, nuovo grande attrattore culturale del Porto Vecchio di Trieste sul quale l’attuale Amministrazione Comunale sta puntando molto per il rilancio del sistema museale triestino e della macchina dell’accoglienza turistica in città. Attualmente le masserizie sono state accorpate al materiale prettamente museale un tempo raccolto nella storica sede di Via Torino. 

IRCI: presidente Franco Degrassi, direttore Piero Delbello