Verso la fine degli anni Ottanta, nel Porto di Trieste, due magazzini dell’antico porto austroungarico dovettero essere demoliti; il magazzino 21 ed il 22, entrambi edifici affacciati sul mare. Al loro interno erano state raccolte, negli anni, le masserizie degli esuli istriani depositate a Trieste e raccolte anche dai circa 120 campi profughi presenti in tutta Italia. Centinaia di elementi d’arredo ed effetti personali furono lasciati nei depositi. Quando si arrivò al punto di dover demolire i sopracitati magazzini, questi ultimi furono rinvenuti ancora colmi di mobilio ed oggetti appartenuti agli esuli e, così, iniziò il dibattito su cosa fare delle masserize raccolte al loro interno.  Nel 1987, in seguito al grande raduno che gli esuli istriani organizzarono a Grado, in occasione del 40ennale dell’esodo fatto iniziare simbolicamente nel 1947, le associazioni degli esuli chiesero allo Stato di conservare e tutelare il  contenuto dei magazzini. Allora la Prefettura, attraverso un atto, individuò nel neonato Istituto Regionale per la cultura Istriana Fiumana e dalmata – IRCI, l’istituzione idonea alla quale donare le masserizie affinché potesse trarne tutti gli elementi per testimoniare la sua triste storia. Di conseguenza, l’IRCI divenne la “proprietaria” delle masserizie. Successivamente, queste ultime, dovettero essere obbligatoriamente spostate altrove e si decise di trasferirle al “Magazzino 26”, luogo ritenuto il più idoneo dall’allora Vicedirettore dell’Ente. Molti beni andarono persi in seguito allo scoppio di un incendio. Verso la fine degli anni ’90 tutte le masserizie furono nuovamente trasferite al vicino “Magazzino 18” e li vi rimasero per molti anni. Nel 2013, il cantautore romano Simone Cristicchi, assieme al giornalista Jan Bernas, autore del libro “Ci chiamavano fascisti, eravamo Italiani”, mise in scena la rappresentazione teatrale denominata proprio “Magazzino 18”, portando alla luce davanti a 60 milioni di italiani le vicende dell’esodo giuliano, fiumano, istriano e dalmata; vicende fino ad allora sconosciute ai più. Da quel momento, la storia del popolo istriano divenne oggetto di grande interesse da parte di molti e fu così che iniziarono a pervenire all’IRCI numerose richieste di accesso al Magazzino 18 per poter osservare dal vivo le masserizie.

Oggi le masserizie giunte fino ai giorni nostri sono state raccolte e sistemate  nuovamente all’interno del “Magazzino 26”, nuovo grande attrattore culturale del Porto Vecchio di Trieste sul quale l’attuale Amministrazione Comunale sta puntando molto per il rilancio del sistema museale triestino e della macchina dell’accoglienza turistica in città. Attualmente le masserizie sono state accorpate al materiale prettamente museale un tempo raccolto nella storica sede di Via Torino.