Confraternita veneziana nata tra le “scuole di nazionalità” per riunire i cittadini di origine dalmata residenti a Venezia, è anche nota col nome di Scuola Dalmata di S. Giorgio degli Schiavoni. Una delle cinque Scuole ancor oggi esistenti a Venezia delle quasi trecento “grandi e piccole” che nacquero in città nel Medioevo e che per secoli rappresentarono l’efficiente e sperimentata struttura religiosa, economica e sociale della Serenissima. È l’unica delle “scuole piccole” ancora operanti nella città lagunare; nella sua preziosa chiesa “de la nazion dalmatina” come descritto nel suo atto costitutivo del 1451, dedicata ai Santi  Girolamo, Giorgio e Trifone venerati in Dalmazia, si possono ammirare i “teleri” dipinti da Vittor Carpaccio.

Il 24 marzo del 1451 che, su istanza dei Dalmati residenti in città e con Decreto del Consiglio dei Dieci, viene fondata la Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone, retta ancora oggi da un Guardian Grande e da un Consglio di Cancelleria. La Scuola fu il cenacolo dei Dalmati, che per ragioni di lavoro o culturali risiedevano a Venezia o intrattenevano frequenti rapporti con la città: si trattava di marinai, operai, artigiani, commercianti, armatori, uomini di cultura, che per varie ragioni frequentavano la città di Venezia e sentivano la necessità di avere in essa un riferimento non solo anagrafico, ma anche un luogo con una propria chiesa, dove custodire le reliquie dei santi protettori, nella quale celebrare un matrimonio o un funerale, dove godere di assistenza morale, economica o semplicemente seguire da vicino i propri affari. Se è vero che nasce come Scuola della Nazione Dalmata, è altresì evidente che la commistione culturale, politica ed economica dei Dalmati con Venezia fece in modo che essi, inseriti nella Repubblica della “Serenissima”, considerassero questa la loro patria e per il benessere di questa si spendessero.

Nel 1806 Napoleone ordinò la soppressione dei conventi e di tutte le Scuole veneziane, che cessarono così in gran parte di svolgere la loro secolare funzione. Tuttavia questa imposizione non colpì la Scuola di San Rocco e la Scuola Dalmata: la prima godette forse dell’egida di San Rocco, Santo francese di Montpellier; la seconda, ebbe dalla sua il fatto che i Francesi dimostrarono una particolare attenzione per la Dalmazia. Una fortunata peculiarità della Scuola Dalmata degli Schiavoni è dunque quella di essere sopravvissuta alla caduta della Repubblica di Venezia, che, con Napoleone, come abbiamo detto poco sopra, aveva comportato l’abolizione di tutte le Scuole e l’avocazione dei loro patrimoni, comprese le opere d’arte. Per questo, visitandola, ci si trova in uno degli interni meglio conservati ed autentici di Venezia, e la raffinata semplicità della casa veneziana del Rinascimento conferisce un fascino ancora maggiore ai teleri realizzati da Vittore Carpaccio tra il 1502 e il 1510, che costituiscono il grande motivo d’interesse della Scuola.

Nel 1848 i Dalmati residenti o presenti in città parteciparono attivamente alla difesa di Venezia contro gli Austriaci; tra i tanti troviamo Niccolò Tommaseo di Sebenico, uno dei padri della lingua italiana. Nella sacrestia della Chiesa della Scuola è esposta una lapide che elenca i nomi di coloro che parteciparono in armi alla difesa della città. La Scuola Dalmata assieme alle altre quattro Scuole Grandi ancora presenti a Venezia vuole valorizzare quel grande patrimonio artistico che ci è stato affidato dalle generazioni passate ma vuole altresì farsi carico di tutti quei valori storici e morali che l’hanno contraddistinta nei suoi seicento anni di storia.