Sergio Endrigo
Nato a Pola il 15 giugno del 1933 dal pittore e scultore Romeo Endrigo (anche tenore autodidatta) e da Claudia Smareglia. Nel febbraio 1947 fu costretto, con l’esodo, ad abbandonare la città natale insieme alla madre (il padre era morto nel 1939) e a trasferirsi come profugo prima a Brindisi e poi a Venezia (vicende che anni dopo raccontò nella sua canzone intitolata “1947”).
Per aiutare economicamente la madre, interruppe gli studi ginnasiali iniziando a lavorare. In breve tempo trovò un ingaggio come cantante e contrabbassista in varie orchestre, tra cui quella di Ruggero Oppi, fino a entrare nel complesso di Riccardo Rauchi, dove conobbe Riccardo Del Turco (che divenne suo cognato); fu appunto con quest’orchestra che avvenne il suo esordio discografico come cantante nel 1959, con un 45 giri che includeva Non occupatemi il telefono e Ghiaccio bollente.
Nel 1960 firmò un contratto come cantante con la Ricordi. Fu proprio Nanni Ricordi a spingerlo a scrivere la sua prima canzone Bolle di Sapone, cui seguirono I tuoi vent’anni, La brava gente e Chiedi al tuo cuore che, seppure scritte da Endrigo, furono firmate da Mariano Rapetti, il padre di Mogol.
Nell’aprile 1961 partecipò con la canzone Gli innamorati sono sempre soli, scritta per lui da Gino Paoli, al Festival di Diano Marina.
Nel 1962 abbandonò la Ricordi per la RCA, seguendo il suo produttore Nanni Ricordi. Fu proprio in quell’anno che venne pubblicata una delle sue canzoni più famose, “lo che amo solo te”, canzone d’amore che nel corso degli anni conobbe svariate versioni (tra cui quelle di Mina, Ornella Vanoni, Gino Paoli, Enzo Jannacci, Claudio Baglioni, ecc).
Nello stesso anno uscì il suo primo album da solista (ne aveva pubblicato uno nel 1959 con l’orchestra di Rauchi), intitolato semplicemente Sergio Endrigo, che comprendeva, oltre a Io che amo solo te, altri classici come Vecchia balera, La periferia, il soldato di Napoleone (su testi di Pier Paolo Pasolini tratti dalla raccolta La meglio gioventù), Aria di neve, Via Broletto 34 (che narra di un omicidio passionale), Viva Maddalena, I tuoi vent’anni.
Nel 1963 sposò Lula, diventando cognato di Riccardo Del Turco (che nello stesso periodo sposò la sorella di Lula, Donella); Endrigo e la moglie ebbero una figlia, Claudia,nel 1965.
Nel 1964 pubblicò un secondo album con altri classici: Se le cose stanno così, Annamaria, La rosa bianca (traduzione della parte centrale di una poesia tratta dalla raccolta Versos sencillos del poeta cubano José Martí e che diede vita alla celebre canzone Guantanamera), Era d’estate, La guerra.
Nel 1965 lasciò la RCA per la Fonit Cetra; compose uno dei suoi brani più belli e famosi, Te lo leggo negli occhi (interpretato da Dino e da Giorgio Gaber e poi, trent’anni dopo, da Franco Battiato). Su 45 giri pubblicò quell’anno due grandi successi: Mani bucate e Teresa.
Esordì al Festival di Sanremo nel 1966 con Adesso sì, che in quello stesso anno venne incisa anche da un esordiente e sconosciuto Lucio Battisti nella raccolta Sanremo ’66 della Dischi Ricordi. Sempre nel 1966 uscì il terzo LP che si intitolava di nuovo Endrigo e comprendeva, oltre ad Adesso si, canzoni come Girotondo intorno al mondo, Teresa, Dimmi la verità, Mani bucate, La donna del Sud, di Bruno Lauzi, e La ballata dell’ex. Nel 1967 fu ancora a Sanremo con Dove credi di andare, abbinato con Memo Remigi. L’anno seguente ottenne la vittoria con Canzone per te in coppia con Roberto Carlos. Per la prima volta vinceva il Festival di Sanremo un esponente della scuola cantautorale, così critici e opinione pubblica non poterono evitare di accostare l’evento al tragico frangente che solo l’anno prima aveva investito il festival a seguito della morte di Luigi Tenco.
Nel 1969 Endrigo giunse secondo a Sanremo, cantando in coppia con la britannica Mary Hopkin la sua Lontano dagli occhi. L’anno successivo si classificò terzo con L’arca di Noè, cantata assieme a Iva Zanicchi.
Di minore riscontro fu la sua sesta partecipazione consecutiva nel 1971, quando si posizionò undicesimo con Una storia. Endrigo tornò quindi a calcare il palcoscenico sanremese nel 1973 con Elisa Elisa, nel 1976 con Quando c’era il mare e un’ultima volta nel 1986, con Canzone italiana.
Endrigo interpretò anche alcune canzoni per bambini come La casa (testo e musica originali di Vinícius de Moraes), contenuta nell’album La vita, amico, è l’arte dell’incontro (1969): quest’ultimo venne inciso con i due poeti Vinícius de Moraes e Giuseppe Ungaretti e musicisti come il chitarrista brasiliano Toquinho. Sempre con la collaborazione di Vinicius incise nel 1972 un disco di canzoni per bambini dedicate agli animali, L’Arca, tra queste la celebre Il pappagallo. Due anni dopo mise in musica, con la collaborazione di Luis Bacalov, alcune poesie per bambini appositamente scritte da Gianni Rodari per l’album Ci vuole un fiore, la cui canzone omonima divenne popolarissima presso il pubblico infantile oltre che un successo discografico a 45 giri. Morì a Roma il 7 settembre 2005 all’età di 72 anni. È sepolto a Terni, nella tomba di famiglia.