Giuseppina Martinuzzi
Giuseppina Maria Sandra Martinuzzi nacque ad Albona il 14 febbraio del 1844. Suo padre Giovanni, discendente da una famiglia friulana stabilitasi ad Albona nel 1720, aveva ricoperto per più mandati il ruolo di consigliere comunale. La madre, Antonia Lius, apparteneva ad una stimata famiglia albonese che aveva dato i natali a diversi intellettuali e uomini di mare. A 29 anni, nel 1973, ebbe il suo primo incarico quale supplente nella scuola elementare femminile di Albona. Lo stesso anno sostenne a Trieste l’esame di magistero e venne nominata maestra presso la scuola popolare femminile di Gallesano. Nel 1875, sostenuto l’esame di abilitazione per le scuole popolari generali venne nominata maestra presso la scuola popolare femminile di Muggia. Seguirono le nomine in diversi istituti scolastici a Trieste, ove svolse una lunga e intensa attività pedagogica sino al pensionamento nel 1905. Collaborò con molti giornali e riviste pedagogiche come “La Penna”, “La Rassegna scolastica”, “Mente e cuore”, pubblicando numerosi testi di pedagogia. Nel 1886 preparò e pubblicò il “Manuale mnemonico”. Intensa la sua attività letteraria. A venticinque anni, nel 1869, Giuseppina scrisse la ballata “Cinzica”, pubblicata sulla rivista “La donna e la civiltà”. Nel 1874 pubbicò la collana di poesie “Memorie”. Nel 1886 compose l’inno per l’apertura della scuola civica a Borgo San Martino a Pola. Significativo il suo rapporto e la corrispondenza epistolare con Tomaso Luciani e con altri intellettuali del tempo.
Divenne segretaria della Società Operaia Triestina scrivendo articoli, versi e opere dedicati agli ideali dell’umanesimo, della libertà dei popoli, dell’emancipazione e del progresso della società, in special modo quella operaia.
Il suo percorso politico iniziò con l’adesione al movimento democratico e radicale, profondamente influenzato dalle aspirazioni irredentiste. Nel 1888, fondò e diresse il periodico d’impronta mazziniana e patriottica “Pro-patria, rivista letteraria degli italiani d’Austria”, dove le idee irredentiste erano espresse tramite un patriottismo culturale che non sfuggì, dopo breve tempo, alla repressione e alla censura austriaca. Pur avendo modificato il titolo della testata in “Pro Patria Nostra”, la rivista dovette chiudere nel 1890. La sua attività letteraria proseguì avvicinandosi gradualmente anche a temi d’ispirazione sociale (“La strada ferrata”, “Suprema legge”, “Il servo di piazza”). Nel 1896 scrisse l’inno per il XXV anniversario della Società Operaia Albonese, donando l’anno dopo la sua ampia biblioteca alla città. Nel periodo seguente Giuseppina Martinuzzi si schierò in modo sempre più netto e impegnato in difesa della classe operaia, pubblicando vari articoli, saggi, poesie e testi letterari su riviste di sinistra come “Il Lavoratore”, “L’Umanità”, ”L’Avanti”, “Il Proletario”.
La maggiore opera letteraria di quel periodo è il cantico storico-sociale “Ingiustizia”, scritto nel 1906. Negli anni Settanta si iscrisse alla Società Operaia Triestina e ne divenne segretaria. Si iscrisse al Partito Democratico Socialista di Trieste dopo la sua fondazione nel 1896, tenendo discorsi e conferenze a Trieste e in Istria su temi sociali, dell’uguaglianza, dei rapporti fra le nazionalità, che suscitarono grande interesse. Fra i più noti: “Libertà e schiavitù”, “Patria e socialismo”, “La lotta nazionale in Istria quale ostacolo al socialismo”, “Che cosa è il nazionalismo”, “Due patrie”, “Idealità dello sciopero”, “Maternità nel proletariato”, “Scuola di popolo”, “Perchè il socialismo deve essere internazionale”, “Che cosa si intende per libero amore?”, “Perchè la liberazione economica deve essere preceduta dall’elevamento intellettuale e morale”, ecc…
Nel 1908 partecipò, a Roma, al primo Congresso nazionale delle donne italiane. Divenne membro del Comitato esecutivo del Partito socialista a Trieste. Nel 1920 aderì alla corrente comunista e si schierò in favore dell’ala terzinternazionalista in seno al partito socialista. Dopo il congresso di Livorno nel gennaio del 1921 aderì al Partito comunista d’Italia divenendo segretaria del gruppo femminile di Trieste. Si dimise nel 1922 a causa di diverbi inerenti il programma operativo dalla funzione di segretaria politica. Continuò la sua attività politica e letteraria opponendosi al fascismo. Nel 1925 ritornò definitivamente ad Albona dove morì il 25 novembre del 1925. Sulla sua tomba fu posto un cippo in pietra raffigurante una fiaccola accesa quale perenne ricordo del suo instancabile impegno sociale, letterario, culturale, pedagogico e politico. La Comunità degli Italiani di Albona porta il suo nome. Alla sua figura è stata intitolata anche la scuola elementare italiana di Pola.
A cura di Ezio Giuricin