La Dieta del “Nessuno” (1861)
In seno alla Dieta provinciale dell’Istria con sede a Parenzo, il 10 e il 16 aprile 1861 la maggioranza dei deputati liberali rifiutò di votare, per due volte consecutive, l’elezione di due rappresentanti al Parlamento viennese. La vicenda istriana si lega idealmente a quella del Veneto, che in occasione dell’invio dei deputati a Vienna rinunciò di farlo.
Alla Patente di febbraio (26 febbraio 1861), voluta dal conte Schmerling esponente d’orientamento liberale, ma propugnatore di una linea accentratrice, furono allegate le ordinanze provinciali e quelle per le elezioni dietali, il cui voto avrebbe espresso i deputati per le singole Diete (Landtag).
Le Diete includevano un determinato numero di membri eletti e altri che vi entravano di diritto. La Dieta provinciale dell’Istria si componeva di trenta deputati.
3 erano i cosiddetti ‘voti virili’, cioè i posti riservati di diritto ai vescovi di Trieste-Capodistria, di Parenzo-Pola e di Veglia.
27 dovevano essere invece eletti dalle curie (divisione in classi), ossia:
5 dal grande possesso fondiario;
8 dalle città, dalle borgate e dai centri industriali;
2 dalla Camera di commercio;
12 dai comuni rurali.
Si trattava di un suffragio ristretto e legato al censo.
Nel campo liberalnazionale si discuteva se, alla luce degli avvenimenti registrati nella penisola italiana, fosse stato opportuno sostenere con il proprio voto la costituzione della Dieta. Il 6 aprile 1861 si tenne la seduta inaugurale, l’orientamento della maggioranza dietale emerse già nel discorso del capitano provinciale, il marchese Giampaolo Polesini, il quale, pur consapevole della posizione che ricopriva ed evitando riferimenti troppo espliciti, sottolineò che “L’Istria, provincia sôrta dalla mano di Dio entro i limiti geografici, che accennano alla sua appartenenza, non vede da molti secoli felici le sue sorti”. La giornata inaugurale fu contrassegnata dall’entusiasmo, come si legge dalla stampa dell’epoca.
Il 10 aprile 1861 i deputati furono invitati a votare i rappresentanti a Vienna; le schede scrutinate rivelarono 20 ‘nessuno’ su 29 votanti, in occasione del secondo tentativo, il 16 aprile, il risultato non mutò (su 27 votanti). Si trattava, indubbiamente, di un gesto dimostrativo risoluto, la cui portata, probabilmente, non era stata valutata fino in fondo, perché quell’affronto avrebbe potuto, nel peggiore dei casi, mettere a repentaglio il futuro percorso politico della provincia. Quell’episodio ebbe una notevole valenza nel corso delle lotte politico-nazionali e rappresentava simbolicamente il vigore dei liberalnazionali nel contrastare il potere asburgico.
La strategia di non votare, ossia di indicare l’aggettivo ‘nessuno’ sulle schede, fu avanzata dal capodistriano Nazario Stradi. In seguito annotò: “Tutti i deputati liberali erano d’accordo che la Dieta non mandasse deputati a Vienna, ma non erano d’accordo sul modo di votazione da adoperarsi per non mandarli. Dopo lunghe discussioni io proposi che la votazione seguisse per scheda e che ognuno scrivesse sulla scheda la Parola Nessuno. La proposta è accettata e nella votazione pubblica venti schede portano la parola Nessuno”.
Dalle comunicazioni del luogotenente, barone Burger, al ministro Schmerling emerge il problema rappresentato dalla compattezza dei liberalnazionali rappresentati da Madonizza e della loro linea separatista che, sebbene avessero tentato di non proporla esplicitamente, emergeva ugualmente palesemente. Riteneva che l’unica soluzione da adottare fosse lo scioglimento della Dieta e il ricorso a nuove elezioni, in quel modo sperava di colpire il movimento italiano. Nel settembre dello stesso anno si ebbe una seconda Dieta, questa volta però era formata da membri più fedeli all’autorità imperiale. Ma i nuovi componenti, in buona parte, non furono all’altezza del compito a loro assegnato. La Luogotenenza era intenzionata a dimostrare che quella nuova formazione avrebbe saputo amministrare la provincia senza grosse difficoltà. Furono rielette anche alcune personalità che avrebbero avuto un ruolo centrale nella silenziosa ‘pacificazione istriana’ degli anni successivi, tra questi i ‘nessunisti’ Antonio Madonizza e Matteo Campitelli, nonché Francesco Vidulich già vicecapitano provinciale.
A cura di Kristjan Knez