Tomaso Luciani
La madre di Tomaso, Lucia, proveniva dalla nota famiglia albonese dei Manzoni. Orfano di padre a sedici anni fu affidato alle cure di Anton Maria Lorenzini, erudito e patriota albonese, che lo indirizzò allo studio delle lingue classiche e delle discipline storiche e archeologiche. Sin da giovane Tomaso Luciani iniziò le sue ricerche relative alle antichità istriane, divenendo collaboratore dello studioso Pietro Kandler e della sua rivista “Istria” che usciva a Trieste. Nel 1844 entrò a far parte della deputazione comunale assieme all’amico Antonio Scampicchio. Nel 1947 ricoprì la carica di podestà di Albona. Fu rieletto nel 1856 e rimase in carica sino al 1961. Strinse stretti rapporti con Carlo Combi a Capodistria.
Nel 1848, scoppiata la rivoluzione, caldeggiò, alla notizia degli avvenimenti di Vienna, Milano e Venezia, l’insurrezione (sia pur dal tono limitato) nella sua piccola Albona. Senza curarsi delle possibili conseguenze, data la sua carica di funzionario austriaco, assieme ai patrioti locali organizzò il reclutamento di volontari da inviare a Venezia nella Legione dalmato-istriana.
Soffocata la rivoluzione, Luciani tornò a viaggiare recandosi, in cerca di informazioni sulla sua terra, nelle principali biblioteche italiane.
Dopo aver ceduto tutte le sue proprietà ad un cugino, varcò il confine austro-sardo e si stabilì a Milano ove fece parte del Comitato politico veneto di rappresentanza (o Comitato dell’emigrazione italiana). A Milano iniziò la sua attività propagandistica portando avanti la causa giuliana parallelamente a quelle veneta e trentina, oltre a stringere una sincera e calorosa amicizia con Giuseppe Garibaldi, il quale mostrerà per lui sempre grande ammirazione.
Nel 1859 in piena seconda campagna risorgimentale sperò vivamente che le armate francesi e piemontesi, vittoriose a Solferino e San Martino, potessero arrivare a liberare almeno l’Istria ex-veneta per includerla nella Confederazione italiana pattuita a Plombières.
Il suo inesauribile sentimento patriottico lo portò nella primavera del 1861 a spostarsi nello Stato italiano appena costituitosi il 17 marzo, ove collaborò con i principali patrioti giuliani da tempo esuli in Piemonte tra i quali Pacifico Valussi, Antonio Coiz, Francesco Prospero Antonini, e dall’altra quelli rimasti in Istria, sotto la guida di Carlo Combi.
Pubblicò su vari giornali le “Notizie storiche, topografiche e statistiche delle città e borgate principali dell’Istria” col fine di far conoscere agli italiani la realtà e la storia istriana.
Allo scoppio della Terza guerra d’indipendenza nel 1866 fu l’anima del Comitato triestino-istriano che lottava per l’annessione della Venezia Giulia oltre che del Veneto.
L’esito inconcludente della campagna per le armi italiane, la sconfitta di Custoza e Lissa con il solo compenso del Veneto per l’Italia, diffuse molte amarezze nell’animo del Luciani.
Fra il 1864 e il 1873 pubblicò vari articoli sull’Istria nel “Dizionario corografico d’Italia”. Dopo il trasferimento della capitale italiana a Firenze, entrò a far parte del Comitato d’azione triestino-istriano.
Ritornò ad Albona, dove fra il 1967 e il 1870 proseguì i suoi studi storici ed archeologici sull’Istria. Collaborò intensamente con Antonio Scampicchio, Carlo De Franceschi, Antonio Covaz, Andrea Amoroso. Nel 1869 pubblicò lo studio “Mattia Flacio, istriano di Albona, notizie e documenti”.
Fu, nonostante il suo trasferimento a Venezia sul finire del 1870, uno dei promotori della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Albona, sorta nel 1871. Dopo il matrimonio nel 1871 con Evelina Previtali, iniziò a lavorare come archivista all’Archivio dei Frari. La Giunta provinciale dell’Istria gli affidò l’incarico decennale di ricerca negli archivi per la futura stesura della storia dell’Istria. Le sue ricerche e studi dettero un grande contributo all’attivita della Societa Istriana di Archeologia e Storia Patria di Parenzo. Fra i suoi interlocutori vi furono Teodor Mommsen e Francis Richar Burton. Tomaso Luciani fu uno dei primi ad indicare la vera origine dei castellieri preistorici. Nel 1892 pubblicò le proprie “Tradizioni popolari albonesi”. Dopo una breve parentesi ad Albona, morì a Venezia il 9 marzo del 1894. Fu sepolto nel cimitero di San Michele. Nel 1923 i suoi resti furono traslati ad Albona.
A cura di Ezio Giuricin