Premiata nel 2009 con il conferimento nella sezione per la letteratura del Premio Internazionale del Giorno del Ricordo, nel corso della sua lunga carriera ha lavorato principalmente su tre terreni: il mondo femminile, il lavoro e l’Istria. Ha pubblicato Il silenzio delle donne e il caso Moro (1978), Nel segno della madre (1992), Ciao maschi (1994), Io Claudia, tu Claudia (1995), Donne mie belle donne (1997), Gli esclusi (2001), Femminile irregolare. Uomini e donne aggiornamenti sull’uso (2002), Lasciami stare (2003), Nove per due. L’ansia di diventare madre oggi (2009).
(da »Nata in Istria«- Rizzoli, 2006)
«L’Italia in cui arrivai bambina, senza più niente di quello che avevo avuto sino ad allora, una bella casa, un certo benessere, la considerazione della comunità in cui vivevo, l’ho vissuta piena di complessi d’inferiorità: mi sentivo ospite, anche indesiderata, di un Paese grande, ricco di cultura e di Storia, e dalla mia ero convinta di venire da un «niente» che peraltro amavo senza poterlo dire, un amore di cui mi dovevo vergognare, il parente povero di cui non si parla e che si cerca di nascondere. «Nata a Pola, e cos’è, dov’è questa Pola?» E ogni volta che succedeva, è successo spesso nel corso della mia vita, io mi sentivo come «il resto di niente» dal titolo del bel libro di Striano ».
( …)
«Che cos’è, dov’è l’Istria? Fino a poco tempo fa bastava uscire dai confini di Trieste perché nessuno lo sapesse, o quasi. […] a quel triangolo di terra con i pini che, incuranti della Storia, si chinano oggi come si chinavano ieri ad accarezzare un Adriatico che in nessun altro posto è così verde e trasparente nella cornice delle sue rocce lisce e bianchissime, per cinquant’anni non si è voluta riconoscere nessun’altra possibile identità.
Non si è meritato neanche un po’ di curiosità: dimmi, com’era, com’è? Persa, cancellatala la memoria dei nomi, dei luoghi, dei monumenti romani, bizantini, veneti, le tracce eleganti della dominazione austroungarica. Persa la sua musica, l’ingenuità delle sue fisarmoniche, la sua cucina saporosa e un po’ pesante, le sue feste popolari e religiose.
Perso anche quel diritto che viene da Dio o dalle fate, e che nessuna vicenda politica dovrebbe poter cancellare, ed è il diritto alla bellezza: perché l’Istria non è solo una tragedia umana e politica come molti ormai sanno, l’Istria come invece sanno ancora in pochi, è soprattutto bella».