Assieme a Elvio Guagnini ha offerto supporto critico alla redazione della Rivista »La Battana« di Fiume, per la realizzazione, nel 1990, dei due numeri speciali dedicati alla »Letteratura dell’esodo«.
Case a Capodistria
1930-1933
( … ) Il rione mi piaceva anche per l’odore salmastro che vi era diffuso: un odore che si univa a quello delle reti esposte all’aria aperta e, la sera, a quello del pesce fritto che quasi tutti mangiavano, con la polenta variamente gialla o bigia, e che emanava dalle porte delle case. Specialmente di quelle piùà povere, dove l’uscio si apriva direttamente sulla ccina, spesso comunicante con la “canova” in cui si conservavano reti, vele, remi, “forcole”, timoni e molti oggetti in disuso. Anche i contadini avevano le loro “canove”, che contenevano botti e caratelli e le grandi, panciute macchine a forma di torrione che servivano per preparare il vino. In questo rione il mare si vedeva, di intravedeva, e si sentiva da ogni parte; e io compresi subito che mi sarei molti divertito nei mesi estivi perché, libero da impegni scolastici, avrei potuto fare il bagno non negli appositi e non grandi stabilimenti, bensì, in piena libertà, davanti alla mia casa, dopo aver attraversato la strada e il prato già con il costume addosso. L’acqua era bassa, limpida e pulita: mi pareva quasi che mi aspettasse,