Ester Barlessi è nata nel 1936 a Pola (1936-2011) da una famiglia proveniente dall’Albonese. Fatta eccezione per una parentesi di vita da esule con la famiglia in Italia, fra il 1947 e il 1948, è sempre vissuta a Pola. Scrive dall’immediato dopoguerra, ma ha cominciato a partecipare attivamente ai concorsi d’arte e di cultura »Iistria Nobilissima« dal 1984 con racconti e poesie sia in lingua letteraria che in dialetto. Ha ottenuto numerosi premi letterari. Fra le sue opere più note i racconti »Moglie e buoi« (1990), »Il ritorno« (1991), premiati al concorso »Istria Nobilissima, il romanzo »Una famiglia istriana » (Edit- Pietas Julia, pubblicato  in versione bilingue nel 1999, con II edizione nel 2005, all’interno della collana “Altre lettere italiane”), la raccolta di racconti »E in mezzo un fiume” (Biblioteca istriana Ui-UPT, 1997) e »Vivere per morire« (1994). Fra le numerose  sillogi poetiche: “Poesia”, “Paure e speranze”, “Viaggio su una nuvola”, “Così di sera”(Antologia Istria Nobilissima, XXII,1989), »Per altri versi »(Edit, 1998), »La forza della fragilità«(Edit- Pietas Julia, 2004). Importantissima la sua opera per la salvaguardia del dialetto polesano.

Inverno 1947

Si, c’era la neve

ma perchè dovevo sentire,

io bambina, tanto freddo

di dentro pur senza capire

la tragedia dei cristi

dal petto squarciato

dall’odio e l’amore,

forse, perché era la riva

un via vai frettoloso,

uno scambiarsi di insulti

e saluti che sapevan di pianto

e la nave più grande

che avessi veduta,

tirava la passerella

sugli ultimi addii

che dalla banchina

scivolavano lenti.

Così, tremando, ho visto

sparire facce tirate

di amici e parenti

e senza capire ciò che accadeva,

vedendo che mamma piangeva

come si piange quando si dice

addio a chi si ama,

ho pianto disperatamente,

per tutto, per niente,

con gli occhi incollati

sulla fiancata della nave

ormai lontana dove ancora

leggevo ‘‘Toscana’’.

(Dalla raccolta »Così di sera«, Istria Nobilissima, 1989)

 

 

Perdoniamo

 

Perdoniamo i furori

passati

di lotte, di guerre,

perdoniamo rivolte

violenze

siringhe mortali

di oggi,

perdoniamo l’ignoto domani.

Ma mamme prostrate

con visi immoti,

scolpiti,

senza lacrime

molli,

da sempre nel mondo

singhiozzano mute

nonostante il perdono.

 

Sull’ onda del tempo

Sull’onda del tempo

dell’oblio avanzano

martellanti e vive

le parole di un’antica cantilena

e con stupore le ricordo

ad una ad una

nel mio dialetto dolce

che ormai muore

in questa torre di babele.

(La forza della fragilita’, La Battana, n.99)