Fulvio Anzellotti, di origini zaratine, è nato a Trieste il 10 agosto del 1928, dove ha sempre vissuto e lavorato (1928-2001). Dirigente industriale, primo presidente dell’Area Science Park, nipote di Italo Svevo (Ettore Schmitz), ha scritto “Il segreto di Svevo” (Pordenone, Studio Tesi, 1985, “Comunicarte”, 2011), “Zara, Addio” (Gorizia, Edizione Goriziana, 1990), “La villa di Zeno” (Poredone, Studio Tesi, 1991), “Trieste, ah Trieste” (Lint, 2001).
Da »Zara ,addio!«-

Il paese delle porte senza serrature

A Zara l’orologiaio chiudeva, la sera, la sua bottega col metro di legno- giusto perchè il maestrale non gli aprisse la porta in sua assenza. Inseriva il metro al posto della barra e se ne andava a casa. Anche Giulio Verne ricorda nel suo romanzo Mathias Sandrorf che la Dalmazia era abitata da gente di buona razza, educata alla sobrietà, di un’onestà a tutta prova tanto che era stata definita »il paese delle porte senza serratura«.

E Zara, giustamente, era la capitale della Dalmazia.

Un giorno i passanti si avvidero che la porta dell’orologeria era stata spalancata. Il metro di legno giaceva spezzato in terra. La polizia fu subito avvisata.

“Nema problema”, è ancora oggi il motto dei dalmati, espressione di un ottimismo fatalista, che iora alla soluzione dei problemi nengandone l’esistenza, minimizzando le difficoltà.

Ma, in quel caso, davvero non c’era problema: a Zara non c’erano ladri, era inutile cercare in città’. Il ladro doveva essere un foresto. I poliziotti corsero subito a bordo del piroscafo per Pola. Infatti il foresto fu arrestato sul bordo, e portato, a terra, in gattabuia. La refurtiva fu riconsegnata all’orologiaio, che si comperò un nuovo metro di legno, perché il maestrale o il garbino non gli aprissero la porta nottettempo…