E’ nato ad Umago nel 1946, vive ed opera a Trieste , occupandosi, in veste di autore, sia di narrativa che di teatro. Per la narrativa ha pubblicato nelle edizioni “Italo Svevo” i romanzi Linee di demarcazione (1981), e Animec (1984), e le raccolte di racconti Trovare Trieste? (1987), Avventure di un povero istro, Caro dottor Freud e Setting. Per il teatro , dal 1997, ha scritto His(e)ria, Blasphemia, Compagno papà, Dolce analisi, Maria e il prof- di scuola si muore e curato la messa in scena di opere di Tomizza, Madieri, Saba, Vefgliani, Mattioni.
Il brano che segue è tratto dal racconto “Vacanze istriane” in cui lo scrittore istriano ripropone la tematica centrale e ormai consolidata della sua ricerca letteraria.

Lo sradicamento dovuto all’esilio si converte in una realtà di inappartenenza: mancata l’integrazione nella Trieste moderna, impossibile il recupero, nella memoria, della terra d’origine o – che è lo stesso – dell’infanzia.Il corso accelerato e caotico delle vicende storiche, delle trasformazioni sociali al di qua e al di là del confine ha bruciato lo spazio e il tempo della coscienza individuale, di una sua possibile Storia, Dino e Bastiano, i due amici che, entrambi esuli, decidono la “vacanza istriana”, all’apparenza così diversi per condizione sociale e psicologia, per il modo con cui affrontano il viaggio del ritorno alle origini, l’incontro con le persone e i luoghi che hanno segnato la loro infanzia e che riemergono da una storia diversa, sono in realtà figure speculari. La malattia e il suicidio di Dino realizza quella vocazione che Bastiano esorcizza con la finzione della scrittura.

 

Da “Vacanze istriane”

L’ultima crisi

 “Qui è tutto cambiato… Bastiano…”

Che intendeva la donna dell’infanzia e dei tarocchi, nella notte istriana delle preveggenze, felice il terzetto davanti a noi, Victor in mezzo a tenerli per mano e a farsi fare i salti, oplà Victor!, ‘salto nel vuoto’?

“Che cosa…”

“Che è sempre più difficile per noi ital…”

Le stesse parole di Franco, nella sua ultima lettera: Franco, scapolo, Leda divorziata, rimasti…

Franco! Che doveva incontrare Dino, Leda… Sì!, si incontrarono ma non come prefiguravo io, come era scritto dalla notte dei tempi, nella notte istriana di San Lorenzo, ed eravamo quasi giunti in Punta.

“Dino… ti senti male?”

All’improvviso Dino crollò, cessò di percorrere la strada della nuova resistenza, si accasciò su una panchina.

“Chiamate un dottore… è un attacco… forte!”

Dino impallidì, Bruna a correre, con Victor, verso il pronto soccorso balneare poco lontano, Leda a stringermi il braccio e a spingermi, impietrito, verso il suo corpo impietrito. Pronunciò le sue ultime parole.

“Hai capito ora… Bastiano…, con la droga ho chiuso da un pezzo…, mi sono fatto una endovenosa contro il dolore… morfina, il fegato è disfatto, metastatizz…”

Il nocciolo, lo zoccolo duro, l’arcano: una staffetta, la consegna del testimone…

Durante il tragitto da Umago all’ospedale di Isola entrò in una specie di coma, dopo aver tentato di sussurrare, a Bruna e a me che salimmo sull’ambulanza , qualcosa…

All’ospedale di Isola, complotto e fato, lavorava Franco: era di servizio. Dopo mezz’ora la diagnosi: emorragia interna gravissima, probabilmente irreversibile, forse questione di ore, forse di qualche giorno… (…)

 

La notizia della morte mi arrivò in albergo, l’indomani nel pomeriggio. A quel punto fui costretto ad aprire la sua valigia. Nella tasca interna trovai: copia del testamento, l’autorizzazione ad essere seppellito nel piccolo cimitero del paese, tra i consanguinei, una lettera per me. Il denaro liquido, non molto, attraverso alcuni abili passaggi, lo lasciava a Bruna, il resto, molto, alla comunità terapeutica di…

I funerali si svolsero il giorno di ferragosto, il giorno della assunzione in cielo…, in forma privata, dietro al feretro noi quattro e… Franco, ‘quintet’, i genitori, accorsi da Varese e alcuni rappresentanti del nostro clan… Bruna, rassegnata, aveva finito di soffrire, mi raccontò delle difficoltà per poter essere sotterrato lì, dov’era nato.

Dalla lettera non posso, non devo dire, tranne che, almeno per un anno e mezzo, decisi di portarla con me, nel taccuino… Partii subito dopo ‘la cerimonia’ ma ad Umago tornai sempre più spesso, prima con Giovanna, poi senza. Anche Franco, ormai, scende quotidianamente, dopo il lavoro, il colle di Buie e raggiunge, dopo pochi chilometri di veterosocialismo agrario, la cittadina rivierasca dell’Istria occidentale veneta, come si trovava scritto nell’”atlante occidentale” di un tempo, Umag/o, come si trova scritto nei depliant turistici, cosmpolitici, senza frontiere?, di oggi. Quanto durerà ‘quintet’? Quanto durerà le jeu prohibè? ‘Les jeux interdits?’