Giorgio Depangher  (1941- 2001), nato a Capodistria nel 1941, si trasferì a Trieste nel 1954 all’ epoca del grande esodo dall’ Istria. Nonostante il doloroso distacco dalla sua terra, riuscì ad integrarsi ed a trovare un contesto di dialogo nel comune di Duino Aurisina, dove andò a risiedere, tanto da diventarne sindaco negli anni Ottanta. Professore di materie letterarie alle superiori in Italia fu un attivo promotore di iniziative culturali e sociali a favore di un nuovo clima di collaborazione e una cultura della convivenza tra italiani e sloveni e tra italiani esodati e “rimasti”. Fondò nel 1981 il “Circolo Istria”. Tra altre pubblicazioni, curò anche gli atti di tre convegni sulle minoranze, Ha condotto un’ attività di traduzione di numerosi testi di poeti sloveni tra cui Igo Gruden e France Preseren.

Negli anni Ottanta sono uscite tre sue raccolte di poesie: “Il ginepro e il vento” (1983), “I silenzi della città” (1984) e “Con l’altra parte di me” (1987). In tutte queste liriche si evidenzia un forte desiderio di dialogo, ricomposizione, riscoperta delle radici, ma spesso anche l’amarezza per “una storia che non cresce”.

L’ultima raccolta di poesie, “Sbrindoli” (cioè “Brandelli”), è uscita postuma nel 2002, ad un anno dalla sua prematura scomparsa: è un libretto di poesie in dialetto capodistriano, pagine di un diario dolce e malinconico che scavano nei segreti degli uomini e della vita: “Xe stada cusì curta ‘sta zornada ….”

 

Il disappunto del mare

 

(da »Attesa e dintorni«, 1989) 

Non dei calli deserti

mi risento

ma del silenzio freddo

degli sguardi

all’arrivo. Corre

lontano

il ventio libero dal panno

ai piedi

verso la riva del ad increspare

il disappunto del mare

or che le barche d’avventura

son diventate pontili e navi.

Questo nostro scuotere il capo

increduli e amari bimbi

a giocare una storia

che non cresce

a gruardare estranei volti

nuovi muri sgretolati

a domandarci se fossimo

rimasti.