Poco prima della morte, a Trieste, nel 1993, ricevette il Premio Tagliacozzo. Scrisse per numerosi giornali e riviste. Nella sua poetica intimista adottò uno stile ermetico e affrontò, con rara sensibilità e rigorosa essenzialità espressiva, tematiche quali l’angoscia di vivere, e in particolare le vicissitudini della popolazione istriana a seguito dell’esodo. Fra le sue opere più note La strage degli anatroccoli, (Venezia, Marsilio, 1995), Un volto per sognare, poesie scelte 1950-1986 (a cura di Nora Baldi e Fabio Ruso, Trieste, 1987); Il tempo perduto, (Milano : Istituto propaganda libreria, 1986);Voci contrapposte, Pisa : C. Cursi, 1977; Mia città di dolore : poesie, (Trieste : Società artistico letteraria, 1968); L’ agosto dei monti (Padova : Rebellato, 1966); Notte sull’Istria, 1958;; Livia Veneziani Svevo: Vita di mio marito, stesura di Lina Galli. (Trieste: Lo Zibaldone 1950).
(Da »Un volto per sognare«)
Ancora sono con te, o mia terra
aspra e dolce commista
d’aliti puri e di sentori selvaggi.
T’accarezza gli orli l’Ellade
con l’onda preziosa
e assalta spinoso lo sterpeto
l’aridità dei colli.
Dolcezza e orrore sono in me commisti.
Laggiù io nacqui, accanto al mare.
Giungeva in quella notte di febbraio
Il rude vento della campagna severa
e maschere sfiorite tornavano alle soglie.
Fukgore della luna sopra il mare.
Nella bellezza, le costellazioni
segnavano »dolore«.
Tutti i contrasti sono in me raccolti
terra pertduta:
Il mio volto si specchia nel tuo voltio
sento nelle profondità
tutti i tuoi limiti.
Noi esuli
Vi torniamo solitari per ritrovare
un barlume dell’infanzia.
Cerchiamo sulle case le rughe di padri
Sulle pietre i nomi scalpellati,
le campane mute sugli alti campanili.
Cerchiamo per le vie estraniate
un accento sopravvissuto.
Un tratto di penna
e si cancella una gente.
Si perdono con le memorie sradicate
mille e mille anni cresciuti insieme.
Chissà
Sulla testa di una colonna
In cima al molo
è incisa la rosa dei venti.
Tocco l’est con le dita.
Siamo nel buio della stiva
e pazzo è il capitano.
Non c’è più tempo. Non c’è più tempo
per tornare indietro.
Chissà dove ci scaglia l’uragano
e questo ago della bussola impazzito.