Nata a Parenzo nel 1899 visse nella sua città natale fino al 1931; conseguito il diploma magistrale a Capodistria si trasferì a Trieste dove insegnò alle scuole elementari. Nel 1936 partecipò alle competizioni d’arte dell’Olimpiade di Berlino. A Trieste frequentò il Circolo della Cultura e delle Arti oltre ai caffè culturali della città, e allacciò nel tempo amicizie con Virgilio Giotti, Marcello Fraulini, Umberto Saba, Italo Svevo, Per Antonio Quarantotti Gambini, Dyalma Stultus, Marcello Mascherini ed altri importanti scrittori e artisti. Nel 1950 si occupò della stesura della biografia di Italo Svevo assieme alla vedova Livia Veneziani, che è stata in seguito tradotta in tedesco e inglese.

Poco prima della morte, a Trieste, nel 1993, ricevette il Premio Tagliacozzo. Scrisse per numerosi giornali e riviste. Nella sua poetica intimista adottò uno stile ermetico e affrontò, con rara sensibilità e rigorosa essenzialità espressiva, tematiche quali l’angoscia di vivere,  e in particolare le vicissitudini della popolazione istriana a seguito dell’esodo. Fra le sue opere più note La strage degli anatroccoli, (Venezia, Marsilio, 1995), Un volto per sognare, poesie scelte 1950-1986 (a cura di Nora Baldi e Fabio Ruso, Trieste, 1987); Il tempo perduto, (Milano : Istituto propaganda libreria, 1986);Voci contrapposte, Pisa : C. Cursi, 1977; Mia città di dolore : poesie, (Trieste : Società artistico letteraria, 1968); L’ agosto dei monti (Padova : Rebellato, 1966); Notte sull’Istria, 1958;; Livia Veneziani Svevo: Vita di mio marito, stesura di Lina Galli. (Trieste: Lo Zibaldone 1950).

Laggiù io nacqui

(Da »Un volto per sognare«)

 

Ancora sono con te, o mia terra

aspra e dolce commista

d’aliti puri e di sentori selvaggi.

T’accarezza gli orli l’Ellade

con l’onda preziosa

e assalta spinoso lo sterpeto

l’aridità dei colli.

Dolcezza e orrore sono in me commisti.

Laggiù io nacqui, accanto al mare.

Giungeva in quella notte di febbraio

Il rude vento della campagna severa

e maschere sfiorite tornavano alle soglie.

Fukgore della luna sopra il mare.

Nella bellezza, le costellazioni

segnavano »dolore«.

Tutti i contrasti sono in me raccolti

terra pertduta:

Il mio volto si specchia nel tuo voltio

sento nelle profondità

tutti i tuoi limiti.

 

Noi esuli

Vi torniamo solitari per ritrovare

un barlume dell’infanzia.

Cerchiamo sulle case le rughe di padri

Sulle pietre i nomi scalpellati,

le campane mute sugli alti campanili.

Cerchiamo per le vie estraniate

un accento sopravvissuto.

Un tratto di penna

e si cancella una gente.

Si perdono con le memorie sradicate

mille e mille anni cresciuti insieme.

 

Chissà

Sulla testa di una colonna

In cima al molo

è incisa la rosa dei venti.

Tocco l’est con le dita.

Siamo nel buio della stiva

e pazzo è il capitano.

Non c’è più tempo. Non c’è più tempo

per tornare indietro.

Chissà dove ci scaglia l’uragano

e questo ago della bussola impazzito.