Per quarantadue anni ha operato come creativo nel campo della comunicazione visiva nelle principali agenzie di pubblicità. Pittore e grafico, dal 1959, ha presentato in tutta Europa le sue grafie e i suoi dipinti. Ha esposto in gallerie, musei, enti pubblici, istituti di cultura nazionali e internazionali. Le sue opere figurano in musei, collezioni pubbliche e private di tutto il mondo. È stato direttore del periodico “L’Arena di Pola”, ed è presidente del Centro di Cultura giuliano-dalmata.
Fra le sue principali opere “Le radici del vento” e “Parole e sogni. Parole in poesia e grafie in punta di penna” (Midia Edizioni, 1998/1999), “Nascinguerra” (Baldini e Catoldi, 2001),” Visioni, Minigalleria di racconti espressi per immagini.”(Silvia, 2004), “Storia di un gatto profugo”(Silvia, 2006), “L’impronta del Leone alato” (Albatros, 2010), “La capra vicina al cielo” (Mursia, 2015), “Maria Peschle e il suo giardino di vetro”(Mursia, 2018), “Sono scesi i lupi dai monti” (Mursia, 2022).
«Il lupo è sempre stato considerato creatura del demonio, incarnazione del male e della cattiveria. La sua immagine è associata all’indole dell’uomo il quale, nel corso della storia, ha dato esempio di ferocia e di malvagità oltre ogni limite dell’immaginazione.»
I massacri delle foibe e l’esodo giuliano-dalmata hanno segnato un capitolo doloroso della storia italiana del XX secolo. All’interno di questa terribile cornice, Piero Tarticchio racconta in prima persona la sua vita, quella di suo padre infoibato dai partigiani di Tito nel 1945, e di come fu costretto a diventare adulto a 11 anni. In una scrittura, ora romanzesca ora diaristica, i ricordi personali scorrono e si ricompongono intorno al racconto corale del popolo istriano.
Sono scesi i lupi dai monti (Mursia, 2022)
Storia di un gatto profugo
In “Storia di un gatto profugo” Piero Tarticchio tocca varie corde, quella drammatica, quella ironica e quella in cui fantasia e sorriso si mescolano; nel suo libro le alterna in modo che, quando il dramma raggiunge il suo acme con la corda drammatica, subito interviene quella di fantasia e sorriso che smorza la tensione e ci rasserena, mentre la corda ironica spunta qua e là.
Storia di un gatto profugo (Silvia, 2006)