Da: “L’arco della notte” (Cittadella, 1960, Rebellato editore)
La madre
Discosta rovina
d’una chiesola antica
sepolta
entro un mare
di agitati ulivi
sconvolti
da un tormento
senza pace.
Assetati tronchi
sorvegliano
il dolore
dei vissuti.
Coll’anima
grave di rimpianti
ombre atterrite
indugiano
tra gli archi
dei portici divelti.
E un brivido
di gelo
scende giù dalle impietrite
gole
sulle mensole dirute
e solleva turbini
di pietose polveri
e salmodie di canti.
Tra gli intonachi
ch’hanno i graffi
dei geli
e delle piove
origliano pigiati
arcangeli
e profeti.
Da dismarriti affreschi,
soli e assorti,
gli occhi della Madre
cercano inquieti
il Figlio
in mezzo all’orda
dei Cristi fuggitivi.
Da “Frane dell’innocenza” (Trieste, Leghissa, 1958)
Freudiana
Dissolute norme
ed afferrati istinti
urgono
da cuori oppressi,
presi
nella ferrea morsa
d’un destino
annientatore.
Povere tempie
pulsano
nell’incudine rovente
dei sensi
martellate
da mai sopite
ribellioni dell’istinto.
Voci supreme
urgono
dalla chiusa cerchia
dell’inconscio
per dilatarsi
e rompere nel mondo.