Università “Juraj Dobrila” Pola
Facoltà di Studi Interdisciplinari, di Italianistica e di Culturologia
Laureanda: Antonella Antonac
Relatore: Sandro Cergna

Abstract
L’istrioto ѐ parlato, anche se risente sempre di più dell’egemonia delle altre lingue in uso, a Rovigno, Valle, Gallesano, Dignano e Sissano. Queste località godono pure di testimonianze scritte. Al contrario, Fasana vede la scomparsa dell’istrioto nello scorso secolo e non vanta testimonianze scritte di quella parlata. Le rispettive Comunità degli Italiani di tutte e sei le località collaborano al Festival dell’istrioto per mantenerlo vivo promuovendo interessanti manifestazioni che includono pure le generazioni più giovani. L’istrioto nella variante vallese possiede due documenti letterari. La produzione ѐ stata arricchita da dieci Quaderni manoscritti da Giovanni Obrovaz, conservati dal 1975 nel Centro di ricerche storiche di Rovigno. Obrovaz di mestiere lavorava la pietra, ma era interessato anche alla lingua. Pertanto, nel primo Quaderno ha fornito spiegazioni dei termini creando così un essenziale vocabolario vallese-italiano. I suoi racconti qui analizzati Mare e fia, Pierin e Iustina, Le comare e Domanda e risposta sono tratti dal secondo Quaderno. I personaggi dialoganti e anche quelli di riferimento sono abitanti della campagna di Valle. L’autore ci fa conoscere che la generazione giovane non concepisce il passato né gli impegni, mentre quella adulta, di cui non approva gli effetti del presente quali l’indisciplina. Alcuni motivi e aspetti contenutistici sono i rapporti con la famiglia, la critica nei confronti delle paesane pettegole e il tema amoroso. Il linguaggio ѐ composto da commenti ironici, ma anche da rimproveri. I luoghi vengono indicati con il proprio toponimo, pertanto consultando le spiegazioni nel Vocabolario del dialetto di Valle d’Istria possiamo avere prova della loro effettiva esistenza e maggiori informazioni in merito. I motivi quali il denaro per il matrimonio, la dichiarazione d’amore e il pettegolezzo accomunano i racconti obrovaziani con i due canti popolari raccolti da Giuseppe Radole (Dove ti vaghi, bela Bruneta e Invito al ballo) e con la commedia di Goldoni I pettegolezzi delle donne.