Aldo Sponza: “Siamo partiti in treno”
Trasferimenti e prime sistemazioni
(Testimonianza raccolta da Gloria Nemec)
Siamo partiti in treno. Sono venuti a casa la milizia, han detto: questo butta via, questo butta, questo butta via. Io avevo un casino di libri, romanzi, avevo i libri che non si potevano leggere, Jack London e quei libri lì, che sotto il fascismo non si potevano leggere. Io avevo ancora quei libri là, li avevo nascosti, e poi anche diversi romanzi. Son venuti a casa e han detto: questi libri buttarli via, e han preso loro. Puoi mettere questo, puoi mettere quello e siamo andati via con una valigia e con un cassone di roba. Siamo partiti e siamo andati a Trieste. A Trieste abbiamo subito gli interrogatori della polizia inglese, americana e triestina, perché cercavano tutti i collaborazionisti di Tito, ci chiedevano di quelli che son rimasti, di quelli che picchiavano, della gente che ci ha aiutato ad andare via, nostri compaesani naturalmente. Un interrogatorio così. Poi siamo andati a Udine e da Udine siamo andati ad Altamura. Udine era lo smistamento. E per andare ad Altamura… Io, partigiano, siamo scesi dal treno dove c’era lo smistamento, a Bologna. Siamo scesi dal treno e dovevamo prenderne un altro, e c’erano i ferrovieri che ci maltrattavano: fascisti! Ma come, io partigiano che son preso da fascista?! E allora ho dovuto litigare con uno che non credeva che ero partigiano: no, tu eri fascista, scusa, se eri partigiano cosa fai qui, dovresti essere dalla parte di là. Solo per dirne una, ecco. E da Bologna siamo andati a finire ad Altamura. Da Altamura poi siamo andati a finire a Tortona, e da Tortona a Torino. E Torino, bisognava trovare casa, non c’era la casa, non c’era ancora la sistemazione e allora siamo andati a finire in Po, alle baracche.
[Ad Altamura] i rapporti con la popolazione poi son stati ottimi. I primi giorni no, non ci conoscevano, ci giravano attorno. Lei pensi la mentalità che abbiamo noi del Nord, da dove venivamo, con la mentalità loro. Un fatto, una stupidata… Le nostre ragazze, erano libere, come erano abituate da noi, libere. Sono andate in paese da sole, sbracciate. Mia moglie, che allora non era mia moglie, era in gonna e [aveva] un top, una camicetta e basta; e tra puttana e tra questo e quell’altro ha dovuto scappare via. Capisce il concetto che avevan loro rispetto a noi? Ci vedevano male, ecco, finchè non ci conoscevano. Tanto che un giorno abbiam dovuto intervenire perché ste ragazze sole sono andate al cinema, e lì le donne al cinema non andavano, capisce? E le molestavano, abbiamo dovuto intervenire noi. Pensi solo il concetto che era della mentalità, tra loro e noi. C’era una grossa masseria vicino al campo, di una contessa, ricca e così via. E han preso un paio di ragazze nostre a raccogliere le noci. Le nostre ragazze le han prese a mangiare a tavola insieme con loro, e le ragazze del posto invece mangiavano nella stalla. E le nostre dicevano: perché questo trattamento? Perché quelle lì vogliono vivere così, non vogliono evolversi, e allora devono essere trattate così. Ecco, vede la mentalità che abbiamo trovato giù nel meridione? Poi dopo si comincia a conoscersi e tutto è andato bene.