(intervista di Rosanna Turcinovich Giuricin)

Incontro di Mestre, polemiche e bilanci del giorno dopo s’incrociano. Esuli e rimasti, insieme, stanno cercando di aprire la strada del dialogo e della collaborazione, cozzando contro quei muri che, per tanti anni, sono stati strumento di una certa politica e che ora l’Europa vorrebbe abbattere. A questo punto, il dibattito all’interno delle Associazioni è destinato a non esaurirsi fino alla definizione della nuova dimensione imposta dai tempi, pena la definitiva scomparsa. L’hanno capito i rappresentanti dei Comitati ANVGD e delle “famiglie” presenti al dibattito sul “terzo millennio” organizzato dall’on. Carlo Giovanardi, rispondendo con la civiltà dell’ascolto e dell’incontro. Ma non va trascurata la polemica, Lucio Toth, in questa intervista, cerca di spiegarne i motivi.
“La verità che sta sotto questa polemica è molto semplice: da anni la ANVGD, i Liberi Comuni in Esilio di Fiume e di Zara, che fanno parte della Federazione (ai cui raduni annuali partecipano ancora oggi centinaia di esuli riempiendo le piazze di Parma o di Senigallia), e le più prestigiose istituzioni culturali della Diaspora intrattengono rapporti con le comunità dei “rimasti”, con convegni di studio, visite alle comunità italiane nelle terre di origine, scambi tra le scuole della minoranza e scuole italiane frequentate da discendenti di esuli e sensibilizzate da docenti iscritti alla ANVGD o ad altre associazioni fiumane e dalmate”.

E questo non piace?

“Ma perchè non si vuole vedere e prendere atto di un lavoro di anni condotto con pazienza e intelligenza, anche con il concorso dei numerosi siti internet degli esuli sparsi in tutta Italia, da Roma, a Trieste, a Torino. Un lavoro, come quello della Società di Studi Fiumani, di Coordinamento Adriatico o delle Società di Storia Patria fatto di concerto con le nostre rappresentanze diplomatiche e consolari e con le università croate e serbo-montenegrine”.
Forse è il rapporto con i rimasti più che con le realtà scientifiche dei nuovi Stati ex jugoslavi che non si vuole accettare.
“Ci sono ancora molti punti da chiarire tra esuli e rimasti, ma per farlo bisogna mettersi intorno a un tavolo e riprendere un dialogo e un cammino unitario. E’ questo il proposito comune uscito dal convegno di Venezia del 14 maggio. Va detto però che se i giornali della minoranza e l’Unione Italiana hanno preso le difese del Giorno del Ricordo del 10 Febbraio contro il nazionalismo più retrivo di parte dell’opinione pubblica slovena e croata è un risultato storico di questo lungo lavoro: un segno di unità che vale più delle sterili recriminazioni! Se a Zagabria, a Fiume, a Zara, a Sebenico, a Spalato o a Cattaro si possono svolgere convegni in cui si parla senza remore di Foibe e di Esodo, di Tommaseo e di Baiamonti, è un risultato di questa faticosa opera di convincimento e di ricostruzione di interessi comuni”. 

Che cosa si sente di rispondere, quindi, a chi vi accusa di non rappresentare gli esuli ed i loro interessi?

“Ci sono anche altre associazioni ed enti che aspettano di aderire alla Federazione e di esserne rappresentati (che potrebbero avere una rappresentatività maggiore di chi raccoglie ad un raduno 60 persone, quando cinque anni fa erano trecento). Non sarà solo un’ala estrema barricata nella politica del rifiuto preconcetto a fermare il cammino di una Federazione allargata, come chiede la ANVGD con la riforma dello Statuto. Che poi a Venezia il 14 maggio non si siano denunciati i problemi irrisolti delle restituzioni dei beni e degli indennizzi dovuti dallo Stato italiano è un falso. Basta leggere gli interventi. La logica vuole che ogni problema si affronti nel luogo dovuto: su questi due punti ce la dobbiamo vedere con il governo italiano, non con le comunità della minoranza, che comunque anche su questo problema hanno espresso la loro solidarietà, mettendosi contro i governi sloveno e croato. Ma la soluzione del problema non dipende da loro, ma da Roma, da Lubiana e da Zagabria, alle quali del resto erano rivolte le lagnanze emerse nel convegno. Le battaglie si combattono sul campo giusto e con il nemico vero. Non con i fantasmi del passato, aizzando strumentalmente piccole folle”.