Intervista a Franco Luxardo

La forza di cambiare

(Intervista di Rosanna turcinovich Giuricin)

Il primo raduno dei dalmati venne organizzato nel 1953 dal dott. Nerino Rismondo che era medico ad Ancona. La moglie Maria, alla macchina per scrivere, preparava tutta la rivista “Zara”. Lo facevano – come hanno poi dichiarato nel corso degli anni – per la memoria ma anche per dare speranza a tutte le famiglie sparse. A ricordarlo è Franco Luxardo, Prosindaco del Libero Comune di Zara in esilio. Lo fa con grande simpatia per dare spessore anche storico ai raduni che si tengono tradizionalmente ogni anno e per evidenziare un fattore d’importante continuità: Rismondo già in quei primi anni si sentiva in dovere di lavorare alla realizzazione dei primi contatti con le località della Dalmazia.Con la sua cinquecento saliva sul traghetto con un bagaglio di santini per le suore della Dalmazia che ne erano sprovviste perché durante il regime di Tito ne era proibita la stampa. Il Libero Comune venne fondato nel ’63 per favorire una partecipazione di popolo.

“E ricordo quell’anno a Venezia, P.zza San Marco era piena di gente. Se Trieste è considerata a ragione la capitale dell’esodo istriano e fiumano, Venezia lo è per noi Dalmati. Non a caso sui suoi canali s’affaccia la Scuola Dalmata che raccoglie la nostra storia civile, culturale, d’arte con una biblioteca preziosa e un fondo artistico di grande valore. Una scuola che opera da cinquecento anni e ricorda la devozione, i mestieri e le nazionalità della nostra Terra dalmata. Le opere del Carpaccio inoltre sono per noi un grande vanto”.
La gente considera i raduni un momento importante di aggregazione, ma comunque un semplice amarcord che lascia il tempo che trova…
“Per noi non è mai stato così. Cerchiamo di avviare contatti diretti con le municipalità che ci ospitano per farci conoscere, veicolare la nostra cultura, portare un segno della nostra presenza…”

Lungo le vie di Peschiera sono stati affissi dei manifesti con il programma dell’incontro e il saluto di benvenuto del sindaco Bruno Dalla Pellegrina che ha preso parte anche ai lavori del Consiglio del Libro Comune, seguito dai suoi collaboratori…

“E’ successo in varie città di ritrovare tra i massimi rappresentanti comunali anche persone legate alla Dalmazia. A Roma, per esempio, il Prefetto ci aveva accolti rivelandoci che suo padre era stato Prefetto a Zara. Sono piccoli episodi importanti che qualificano la nostra presenza culturale e civile in Italia e nel mondo”.
Il futuro che cosa riserva a questa voglia di esserci?”

E’ necessaria una continua trasformazione che coinvolga la nostra gente ma in particolar modo i non dalmati ai quali dobbiamo far sentire come una ricchezza comune le nostre tradizioni e il nostro pensiero. Non è facile coinvolgere i mass media ed i vari autori affinché scrivano di noi, riportino i valori del nostro impegno di ieri e di oggi. Devo dire che negli ultimi dieci anni abbiamo assistito ad un’apertura in questo senso, ad un crescente interesse nei nostri confronti, ma ancora non basta”.

Tutto questo nel rapporto con l’Italia, mentre i contatti con i rimasti?

“Non sono mai stati interrotti. Vorrei qui sottolineare il ruolo svolto dal madrinato che è riuscito a salvare il cimitero con le nostre tombe, Rina Fradelli Varisco è stata una roccia in questo campo, sempre presente, forte, decisa, è riuscita nella sua opera ed ora si continua nel suo nome. Ci siamo impegnati inoltre perché anche le città dalmate avessero le proprie Comunità degli Italiani e la collaborazione con l’Unione ha dato ottimi risultati. Posso affermare tranquillamente che dopo il ’91 non siamo tornati più nelle nostre città da esuli ma da cittadini legittimi che il resto dell’anno abitano altrove…”