Il 16 dicembre noi partiamo al mattino e arriviamo al pomeriggio. Ci sistemiamo al Silos e al 17 si parte per Udine. E Udine era il campo profughi dove c’era lo smistamento. Allora, se andavamo per conto nostro loro si lavavano le mani: c’era un sussidio- mi sembra 30.000 lire- di buonuscita subito, mentre se volevamo vedere la destinazione, la destinazione di dove siamo destinati noi in quel periodo era Gaeta. […] A Torino di Dignano c’è n’erano che erano arrivati e lavoravano alla Fiat e a Mondovì anche, c’erano già due famiglie, e allora così decidiamo di andare per conto nostro a Mondovì e ci hanno dato il foglio di via.[Il Silos e la caserma di Udine] erano campi profughi… A Udine Ho dormito sulla paglia senza [niente], buttata lì, così. […]Una notte sui pagliericci, anzi non pagliericci, paglia intera! Eravamo seduti lì, per terra, senza niente…Era una caserma, qualcosa di grosso, tutti insieme.Non si poteva scegliere[la destinazione], in quel momento non si poteva. C’era un flusso continuo, perciò dove sapevano che c’era posto loro si appoggiavano. […]Perché noi abbiam tentato di venire alle Casermette di Torino anche, c’è stata una famiglia di Pola che ci ha fatto da garante che ci teneva lei, perché doveva esserci qualcuno che garantiva per te che stavi lì, e abbiam provato un mese per vedere se riuscivamo  a trovare, ma poi visto che le cose non andavano siamo tornati a Mondovì.

[Da E. Miletto, L’esodo istriano, fiumano e dalmata in Piemonte. Per un archivio della memoria, Istoreto, Torino 2013, http://intranet.istoreto.it]