Nelida Milani: “Fasevimo la sguaita, se disi a Pola”
Economie del dopoguerra
Vicino a casa mia, su sul monte c’era una cava – kamenolom – una cava dalla quale veniva ricavata la pietra per il cemento. Gli alleati, gli inglesi, l’avevano trasformata in scovazon, dove buttavano l’immondizia, tutto quello che rimaneva delle mense, delle cucine, portavano là con i camion. Tra le Baracche e casa mia c’è una salita, c’è una strada e noi piccoli aspettavamo là, fasevimo la sguaita se disi a Pola, cioè guardavamo e aspettavamo quando arrivava il camion degli inglesi. Quando loro svuotavano e tornavano indietro noi correvamo in cava a rovistare tra questa roba delle cucine… Davvero mi ricordo di: un limone, un pezzo di gallina, o di pollo, e messi così… nella carta argentata c’erano pezzi di burro! Tutto quello che trovavamo noi mangiavamo. Dopo mi sono resa conto che le mamme avevano intuito, cominciavano a venirci dietro, perché avevano paura ci avvelenassimo. Anche perché in quegli anni molti erano morti di tifo, alle Baracche. Mi ricordo come adesso del mulo Mario, del funerale! Era figlio unico! Allora avevano paura e ci hanno proibito. Ma era anche che gli inglesi sono andati via, cosicché poche galline si videro in seguito.