09/11/2010 – Spazzali: Pola, enclave istriana ancora da esplorare

(Intervista di Rosanna Turcinovich Giuricin)

Il volume intitolato “Pola operaia” abbraccia un periodo storico che va dal 1856 al 1947. Con un sottotitolo: “I Dorigo a Pola. Una storia familiare tra socialismo mazziniano e austro marxismo”. Edito dal Circolo Istria, il volume s’apre con l’introduzione di Livio Dorigo.

 

Perché un libro su Pola? A rispondere è l’autore, il prof. Roberto Spazzali che spiega in questa intervista alcune delle ragioni ma anche i risvolti di una vicenda emblematica. 

“E’ vero, su Pola è stato scritto molto anche se in effetti mancava un’opera di sintesi che mettesse in evidenza alcune caratteristiche fondamentali: la prima riguarda la sua nascita. Pola è una città di fondazione, si conosce la data della posa della prima pietra, il 1856 quando inizia la costruzione dell’Arsenale e da località di pochi abitanti diventa una destinazione importante”.Perché l’Impero scelse Pola e non Trieste?“Perché l’orografia era unica, un fiordo naturale che, insieme alla base delle Bocche di Cattaro, sbarrava l’Adriatico. E poi perché Trieste continuava a coltivare la sua vocazione mercantile ed era giusto tenere separate le due cose. A dire il vero il Comando della Marina era a Trieste per il fatto che la città offriva migliori condizioni di vita, agli inizi andare a Pola per le famiglie coinvolte, era quasi una punizione, una specie di Siberia adriatica. Pola però seppe sviluppare una scuola di formazione che divenne l’eccellenza svuotando per altro intere realtà istriane. Il flusso della popolazione si ebbe anche dal Veneto e dai territori croati e bosnici, da quest’ultimi provenivano genti note come straordinari maestri nella lavorazione della pietra”.Dal punto di vista sociale e politico questa immigrazione che cosa determina?“Si forma una classe operaia nel filone socialista latino che si contrappone alla tradizione dell’austro-marxismo”.

Perché?“Per la presenza di un’aristocrazia operaia determinata dalle specializzazioni, dalla qualità del lavoro, dalla profonda sapienza legata ai mestieri di cui oggi s’è persa traccia. Ma allora significava soprattutto una particolare sensibilità ai grandi temi dell’emancipazione sociale in una regione come l’Istria, arcaica e fondamentalmente povera. Nonostante ciò, per ragioni militari, Pola crescerà come enclave, difficile da raggiungere via terra per mancanza di una adeguata rete stradale. Ci voleva un’intera giornata per raggiungere Trieste. Il costo della vita, causa l’isolamento, era maggiore che altrove, addirittura della stessa Vienna”.Ma c’era il mare…“Sì, serviva per i collegamenti ma non era sfruttato per la pesca, la città viveva in un morsa, come corpo separato, alla stregua di Trieste e Fiume ma con dinamiche diverse. I socialisti istriani, per un motivo culturale, erano inclini ad una democrazia di stampo latino. I conferenzieri arrivavano dal Regno d’Italia mentre gli Austriaci scendevano in Istria solo in occasione delle elezioni. La realtà è molto simile a quella trentina con la quale i socialisti istriani, per altro, troveranno motivi di accordo. Nei dieci anni che precedettero la prima guerra mondiale anche le donne avevano diritto di voto se erano vedove o mogli di imbarcati. Votavano tramite i galoppini che spesso si compravano le preferenze. Si forma in quel periodo il Partito Economico di Matko Laginja, croato, al quale faranno sponda i clericali e l’Ammiragliato con von Ripper. I socialisti invece votano il Partito Liberlnazionale ed i contrasti si faranno sentire in modo tragico. Pola si svuoterà con la prima guerra mondiale, a causa della grave crisi che porterà tante famiglie ad emigrare nelle Americhe. Nel ’18 Pola vivrà la sua rivoluzione, verranno issate sulle navi le bandiere rosse e la città esprimerà personaggi di un’incredibile nobiltà d’animo che poi finiranno la loro storia trucidati dalle SS nella seconda guerra mondiale. Questo per significare ciò che la città riuscì a creare in quegli anni di crescita economica ma anche civile e culturale”.In questo contesto s’inserisce una storia emblematica, quella della famiglia Dorigo. Con quale scopo?“Più che emblematica, la definirei una storia esemplare. E’ la vicenda di un imprenditore edile dell’Ottocento che animò l’Associazione Fratellanza Polese, una Società di Mutuo Soccorso, interclassista che spiega molto bene le ragioni del contrasto tra i socialisti istriani e gli austro-marxisti che volevano imporre a Pola una Camera del lavoro chiusa. Dorigo morirà in seguito ad un incidente durante un sopralluogo a Narodni Dom in viale Carrara. La famiglia lo considerò un sabotaggio per colpire una figura di spicco del panorama politico democratico polese. La città infatti, grazie a questi peronaggi, aveva sviluppato un modello sociale unico, per certi versi straordinario, che anelava ad una scuola aperta, che esprimeva una cultura alta e popolare allo stesso tempo. Si assiste, ad un certo punto, anche ad una emigrazione femminile verso Pola con grandi aspirazioni”.Per tanto era forte il contrasto anche con il resto della penisola istriana?“Questo continuo svuotamento fu sostenuto negli anni ’30 da un flusso di denaro da parte dello Stato per garantire la sopravvivenza. I funzionari pubblici si rifiutavano di trasferirsi a Pola, per l’Italia questa realtà era un debito infinito. Una situazione complessa che determinerà nella seconda guerra mondiale uno scollamento tra l’Istria ed il resto d’Italia con i risvolti che ben conosciamo. Basti ricordare che dal 1945 al ’47 trattenere gli italiani a Pola costerà all’Ufficio per la Venezia Giulia con sede a Venezia tre miliardi. Anche il CLN si sentirà spiazzato e deciderà di andarsene con alle spalle due momenti tragici: la strage di Vergarola e l’uccisione del generale De Winton”.Tutto era stato già deciso, ancor prima della firma del Trattato del 10 Febbraio ‘47?“Ebbene sì, le liste d’imbarco erano già pronte nel dicembre del ’46. L’Italia aveva già un precedente alle spalle, nel ’41 l’evacuazione di Rodi. Verranno applicate le medesime metodologie. Bisognava portar via da Pola 175.000 metri cubi di masserizie, 6.000 metri cubi di generi alimentari, 28.000 persone, non si poteva attendere la data della firma. Ma la grande pressione s’ebbe a cavallo del 10 Febbraio, dopo l’uccisione del generale De Winton gli Inglesi, offesi si disinteressano della città nella quale entrano indisturbati i croati – nel film La città dolente di Bonnard tutto questo è ben documentato -. Gli inglesi si limiteranno a procurare una decina di camion”.Anche negli anni della guerra, la famiglia Dorigo torna a segnare la storia locale?“Edoardo Dorigo  viene accusato come responsabile dell’eccidio del ’43 a Pola (tre morti e 16 feriti in uno scontro con la polizia che non aveva autorizzato il comizio voluto dal PCI). Niente di più errato come lo dimostrano le testimonianze a confronto contenute in questo libro”.Fu così importante il ruolo dei socialisti a Pola ed in Istria?“Fondamentale, anche se la loro storia non è stata approfondita. Hanno avuto una funzione straordinaria negli anni a cavallo dell’800 e fino allo scoppio della Prima guerra mondiale. Determinarono un sentire istriano unico e particolare che merita di essere conosciuto con grande rispetto. Ed un’ultima considerazione di fantapolitica: nonostante le pressioni e le situazioni al limite della tollerabilità, con un confine italiano fissato al Quieto, a Pola sarebbe rimasta molta più gente. Così non è stato”.L’attenzione su Pola per capire la storia istriana in un libro che con tiratura limitata rischia di rimanere nell’ombra ed ha bisogno invece di piena visibilità, per amore di chiarezza, per amor di conoscenza e di tutta una serie di ragioni ugualmente valide. Da richiedere al Circolo Istria di Trieste.