Vittorio e Vittoria Soraz: “Dove stavamo? Eh, se le dico!”
Trasferimenti e prime sistemazioni
Vittorio: Dove stavamo? He, se le dico!
Vittoria: Non dirglielo [sorridendo].
Vittorio: Allora quaggiù dove c’è la FIAT Grandi c’era un gruppo di case e c’era uno che cucinava le trippe. Andava a prendere le trippe sporche, le puliva, le lavava e dopo le cucinavano e dopo gliele davano alle macellerie, no? E noi dormivamo… io avevo chiuso un pezzo coi cartoni e dormivamo in tripperia, dove cucinavano le trippe. Il proprietario è venuto una sera, ha detto: “Signor Vittorio, mi dispiace, ma purtroppo io comincerò a cucinare le trippe”.
[Ho risposto:] “Io andrò fuori, tanto non ho niente da portar via!” Perché non avevamo niente, solo un po’ di letto. Lui ha detto: “Ma no, noo!”. Siccome di sopra avevano tre camere e la cucina…c’era una camera che non aveva niente a che fare con quelle altre, ha
detto: “Se non vi secca, andate su in quella camera ed arrangiatevi, mettetevi lo spàher su per fare da mangiare, metti il tubo fuori in qualche modo”. Era una bella camera grande e là siamo stati: era già lusso.
[Vittorio e Vittoria comprarono, nei primi anni ’50, un terreno vicino a Muggia per costruirsi una casa: parte di esso rientròin quel lembo del muggesano che, in base al Memorandum di Londra, era destinato a cadere sotto la sovranità jugoslava.]
Vittorio: Loro hanno preso abbastanza, perché dargli anche quel pezzo? Perché se non era che gli davano ancora quel pezzo avremmo la casa nostra oggi. [Avevamo] preparato il materiale, le fondamenta, le cose. Ma hanno cominciato a misurare, hanno cominciato a parlare… e hanno tagliato via il terreno… Perchè la casa mi restava di qua [in Italia] ma a quei tempi…non era facile, bisognava pensarci due volte perchè eravamo a nemmeno venti metri dal confine, dalla riga. E pensare di fare la casa adesso qua e che mi resti anche di qua, ma se domani gli danno ancora un pezzo? Ho perso anche la casa e tutto… Noi abbiamo perso dappertutto.