Lei vedeva le case, non trovava più gente per la strada, vedevi Pola che si svuotava. Vedevi le persiane chiuse, poca gente in giro, e poi piano piano, poi col tempo si è popolata con la gente che è venuta giù. [Siamo andati via perché] mancava tutto: al mattino alle quattro o alle tre dovevi andare a metterti in fila per prendere qualcosa, non c’era niente. E poi il fatto di cominciare questo attrito, questo odio per gli italiani, e perché? Perché? Tante volte ci penso, e dico: avessimo avuto ventidue o ventitre anni prima di andare via forse le nostre idee sarebbero state più chiare, più mature. Eravamo troppo giovani e quella vita non ci apparteneva, non andava bene per noi. […] Noi siamo partiti in treno da Pola e siamo arrivati a Trieste. Siamo partiti da Pola il 16 dicembre, il giorno di Santa Lucia, il 13 dicembre, avevamo spedito il vagone dei mobili, di quello che avevamo portato via di tre famiglie, perché eravamo mia cognata, mia suocera e noi. 

[Da E. Miletto, L’esodo istriano, fiumano e dalmata in Piemonte. Per un archivio della memoria, Istoreto, Torino 2013, http://intranet.istoreto.it]