Piero Tarticchio
Un poeta rapito dal passato –
(Intervista di Rosanna Turcinovich Giuricin)
A Trieste per incontrare amici, parenti, collaboratori…e sentirsi un po’ a casa, Piero Tarticchio è venuto a trovarci. Prima visita ufficiale nella sede del Centro di Documentale Multimediale di un direttore di giornale: Tarticchio, infatti, redige l’Arena di Pola testata che vanta una lunga tradizione, quasi sessant’anni di storia, visto che era nata nel capoluogo istriano prima dell’esodo della sua popolazione… che però ha seguito nel “lungo viaggio”, continuando sempre ad uscire dalle stampe, prima nell’FVG ed ora a Milano. Tarticchio veramente è originario di Gallesano, località a pochi chilometri dalla grande città dei cantieri, ma già un altro mondo, da vivere e da raccontare, fatto di riti contadini, di una parlata antica e molto vivace, musicale, che ben si sposa con le note dei canti che caratterizzano la cultura locale.
L’Istria è così: un mosaico infinito di piccole patrie per ciascun figlio di quella terra. E Tarticchio l’ha capito e lo racconta nei numerosi libri che ha pubblicato da quando ha deciso che la scrittura doveva diventare la sua passione parallela, assieme a quella della pittura e della grafica.
“Sono un pubblicitario – confessa – conosco i ritmi della narrazione, so quando è il momento di mettere un punto, quando invece si può indugiare”.
E dire che tutto è successo quasi per caso all’età di sessant’anni. I testi che aveva scritto sino ad allora erano legati alla sua attività di grafico e pubblicitario, più messaggi che racconti, quindi, “incisivi nella loro scioltezza” – così si racconta.
“Il primo libro l’ho buttato giù in 50 giorni. Le Radici del Vento è stata una prova e un apripista per tutto ciò che avevo dentro. Il mio editore ha deciso di inviarlo al Concorso Istria Nobilissima che proprio in quella edizione aveva aperto anche al mondo degli esuli e sono risultato vincitore. Prima di allora non avevo mai avuto contatti con la comunità dei rimasti. A Gallesano mi legavano ricordi dolorosi, in casa mia hanno pianto ben sette parenti infoibati. Noi avevamo un negozio di generi vari nella piazza principale. Ma anche occuparmi dell’Arena di Pola è un modo per ritornare a temi mai dimenticati. Sono cosciente che questo è un giornale degli esuli eppure cerco di determinarne un’evoluzione”.
Quando pensa ai giovani, quale futuro immagina per il lavoro che sta facendo.
“Ci penso spesso. Noi esuli sparsi in tutto il mondo siamo destinati a far perdere le nostre tracce per il fatto che è impossibile tramandare un imprinting solo attraverso il racconto, perché sia vero, reale, ci vuole il profumo della terra, gli odori che non mi stanco mai di descrivere nei miei libri. Ecco perché varrebbe la pena di recuperare la terra attraverso contatti di vario genere ed iniziative congiunte. Mi chiedo spesso perché durante i Raduni si parli tanto di come eravamo evitando di ragionare su come saremo”.
Nelle sue considerazioni Tarticchio è come l’Istria, un mosaico di sensazioni e di emozioni che desidera comunicare. La sua scrittura ne è un sintomo evidente.
“Racconto la nostra storia affondando nelle vicende dei singoli perché la gente sappia e la smetta di confondere la realtà istriana con i luoghi comuni”.(rtg)I libri pubblicatiLe Radici del vento (Vincitore Premio Istria Mobilissima 1968): è la storia di Mattio, un poeta dal cuore di fanciullo, vissuto nella seconda metà del secolo scorso. La vicenda ha come teatro una paese dell’Istria meridionale dove ogni pietra ha una sua storia da raccontare…” (Midia Edizioni) Nascinguerra: un vecchio pescatore istriano narra la sua vita avventurosa ad un corrispondente inglese di guerra. Muore prima di terminare il racconto che il giornalista cercherà di ricostruire attraverso le testimonianze di amici e conoscenti del pescatore…”