Dopo il ‘53 e il famoso blitz di Pella, di notte gli slavi si scatenano, comincia la notte… dei cristalli. Prendono di mira alcune famiglie e fanno irruzione. Mamma era sola con le due più piccole, noi eravamo a Trieste, non più in collegio, eravamo uscite, si lavorava. Mamma sente questo rumore, entrano dalla porta d’ingresso, salgono al secondo piano… abbattono la porta della stanza da letto, mamma fa pressione ma non riesce, perché c’erano 30-40 persone inferocite, drogate o ubriachi non so. Cominciano a urlare “Vai dal tuo Pella! Vattene subito, se no ti ammazziamo”. Cominciano a schiaffeggiarla, a sputare. Nessuno dei vicini  è intervenuto, perché tutti avevano paura. [Mia sorella piccola] per lo spavento non parla, solo dopo qualche giorno ha ripreso a parlare. Poi dalle case vicine cominciano a correre per vedere cosa era successo. La mattina dopo mamma va in Municipio di Isola per andarsene,  [dice] dopo quello che è successo stanotte non posso rischiare di restare perché mi ammazzano. Le concedono il permesso di andarsene. In pochi giorni con l’aiuto dei vicini comincia a preparare la roba,  imballa quello che può con un camion e con le piccole arriva al posto di blocco, al Baro Vescovà. […] Ci mettono per alcuni giorni nella casa dov’è stato Napoleone in  Cavana, di fronte al bar Unità, in alloggi provvisori,  sistemati dall’Opera Profughi, in una camera per dormire, con i materassi su pietre, tipo sedili di pietra. Dopo ci trasferiscono al Vanoli, per qualche giorno. Dopo ci danno una stanza all’albergo Impero, dove dal ’53 al 55 siamo vissute tutte quattro. C’era un letto matrimoniale, dove si dormiva in tre e due letti a castello ed eravamo le privilegiate che avevano un lavandino. Certi erano anche in sette- otto, anche con sconosciuti, non familiari. […] Si cucinava su un fornello,  si poteva avere un buono per cucinare o si andava alla mensa. Mamma si ammala di un esaurimento fortissimo, deperimento organico, e fa due mesi d’ospedale. Le più grandi, io e Gianna,  lavoravamo,  le più piccole le abbiamo messe in collegio. Terribile: mamma in ospedale, noi là e le più piccole in collegio. 

[Silva Vittorina Drioli – Gloria Nemec]