Il 1948, il primo anno dall’entrata in vigore del Trattato di pace e dal passaggio della sovranità dell’Istria (sino al Quieto), di Fiume e di Zara alla Jugoslavia, fu segnato da due eventi estremamente complessi ed altamente drammatici: l’avvio della prima fase delle opzioni previste dal Trattato di Parigi e le conseguenze politiche della Risoluzione del Cominform. 

Approfondimento: Gli strascichi del Cominform

Tali avvenimenti per la loro portata e le loro implicazioni sociali, contribuirono ad incidere profondamente ed in modo irreversibile sul tessuto civile e umano di quest’area, alterando radicalmente la fisionomia e gli equilibri etnici, politici, economici e culturali della regione. Le loro pesanti conseguenze furono alimentate dal difficile contesto di tensioni internazionali prodotto dalla Guerra fredda e dalla divisione del mondo in blocchi contrapposti.

Contestualmente all’accordo con cui erano stati prorogati, al 15 febbraio del 1949, i termini per la presentazione delle opzioni, venne concessa pure la possibilità, a coloro che erano esodati prima dell’entrata in vigore del Trattato di Pace, di presentare le domande d’opzione anche in Italia. 

I primi dati ufficiali italiani rilevavano che, fino al 30 giugno 1949, erano state presentate presso le autorità italiane 75.100 domande d’opzione.

I dati corrispondono grosso modo a quelli forniti da fonti croate secondo cui gli optanti fra il 1948 e 1949 (pertinenti al territorio sottoposto a giurisdizione croata, senza la Zona B del T.L.T.) sarebbero stati complessivamente 90.278. Di questi, sempre secondo gli archivi croati, 63.801 avrebbero usufruito del diritto d’opzione in Italia. Nei territori annessi alla Slovenia (escluso il Capodistriano, ovvero la Zona B del T.L.T.) allora optarono in quella prima fase 9.019 cittadini.