Proseguì inoltre, ed anzi assunse proporzioni quasi incontrollabili, l’ondata di processi politici e di condanne contro i vari “nemici del popolo”. Lo confermano i numerosi nuovi arresti di dissidenti effettuati tra la fine del 1946 e l’inizio del 1947, che si conclusero con il terzo grande processo fiumano, a carico del cosiddetto “Gruppo Maltauro”, legato all’attività del CLN clandestino.

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I principali imputati, accusati di “attività propagandistica e terroristica” furono condannati a lunghe pene detentive. A questo seguirà il “processo Battagliarini”, all’epoca insegnante presso l’Istituto tecnico, condannato a 15 anni per “attività antipopolare svolta nelle scuole di Fiume”.

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Cartelli inneggianti a Tito

Cartelli inneggianti a Tito

L’effetto cumulativo di una situazione economica pesantissima e senza prospettive di miglioramento, della sensazione di trovarsi in balia di un potere arbitrario e teso a stravolgere i valori fondamentali, nazionali e civili, della società locale, generò una sorta di disperazione collettiva, che si manifestò in una serie di segnali inequivocabili. 

Fra questi la partecipazione in massa a Fiume il 22 giugno del 1946, nonostante le minacce dei “poteri popolari” e dell’UAIS, alla processione del Corpus Domini, cui aderirono gran parte delle maestranze degli stabilimenti fiumani, a testimonianza dell’insofferenza verso il regime consolidatasi anche tra le file dei lavoratori.  In quegli anni, ancor prima della firma del Trattato di Pace,  oltre ventimila persone lasciarono, in varie ondate, il Capoluogo quarnerino.