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Con questo atto furono concessi alla Jugoslavia la gran parte del territorio istriano con Pola, Fiume, le isole del Quarnero (Cherso e Lussino) e Zara (assieme alle isole di Lagosta e Pelagosa), e si prefigurò la costituzione del Territorio Libero di Trieste (TLT), diviso nuovamente in Zona A (Trieste e dintorni) e Zona B (Capodistriano e Buiese), sottoposte rispettivamente all’amministrazione militare alleata ed a quella jugoslava.
Durante la Conferenza venne respinta la richiesta della delegazione italiana di attuare un plebiscito popolare nell’intera Venezia Giulia.
Il plebiscito era stato proposto a più riprese dal CLN istriano al Governo italiano, che però non sostenne con particolare energia questa soluzione per il timore di non perdere l’Alto Adige, ove un analogo plebiscito, se richiesto, sarebbe risultato sfavorevole all’Italia data la preponderanza della popolazione di lingua tedesca.
Le sorti di Pola e degli altri territori istriani al di qua della linea francese (la linea Bidault, oltre il fiume Quieto, a sud cioè della Zona B del costituendo Territorio Libero di Trieste) furono rese palesi con grande anticipo, già diverso tempo prima della firma del Trattato.
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Da qui lo sciopero generale proclamato il 25 giugno 1946 dai sindacati filo-italiani a Pola e la richiesta della maggior parte dei cittadini di abbandonare la città, quando si seppe che la linea Bidault sarebbe stata accettata.